La droga in città, la Cassazione dice no al ricorso di due degli arrestati nel blitz “Malleus”

 
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Gela. No al loro ricorso. I giudici romani di cassazione hanno respinto le richieste arrivate dai legai di fiducia di due degli arrestati

nel blitz “Malleus”, messo a segno lo scorso giugno ai danni di diciassette presunti componenti di un gruppo impegnato nel traffico di droga in città.

Cadde l’accusa di mafia. A rivolgersi ai magistrati romani, sono stati il trentenne Antonio Radicia e il ventiseienne Giuseppe Domicoli. I loro legali, gli avvocati Davide Limoncello e Danilo Tipo, negli scorsi mesi, erano riusciti a far cadere l’accusa di associazione mafiosa. Una contestazione che non ha retto, anche per altri indagati, davanti ai giudici del riesame di Caltanissetta. Stando ai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta, il giro di droga sarebbe stato controllato nell’interesse del riorganizzato clan Rinzivillo di cosa nostra. Una ricostruzione contestata non solo dagli avvocati Limoncello e Tipo ma da tutti gli altri difensori degli indagati. Davanti alla Corte di Cassazione, i difensori hanno invece sottolineato come le accuse mosse ai loro due assistiti fossero già state inserite, almeno per quanto riguarda il trentenne Radicia, nell’ordinanza che diede vita all’operazione antidroga “Mercante in fiera”. Inoltre, stando ai ricorrenti, non ci sarebbe stata alcuna organizzazione dietro al giro di droga. Si sarebbe trattato solo di episodi slegati e gestiti in autonomia dagli arrestati. Un linea che, però, non ha convinto i magistrati di cassazione. Antonio Radicia e Giuseppe Domicoli sono attualmente detenuti. Domicoli si costituì dopo aver fatto perdere, per qualche ora, le sue tracce.

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