La grande lezione di Sgarbi. “Gela può ricominciare ma non può esporre i suoi reperti in ospedale!”

 
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“Prima di arrivare a Gela pensavo di trovare una città senza speranza, oramai abbandonata a sé stessa. Ho voluto vedere il museo, che sembra un ospedale, le mura Timoleontee in mano ai cani randagi, alcuni palazzi antichi. Ho conosciuto gente che vuole sperare ancora e poi sono entrato in questo teatro. Piccolo ma bello. Entrare in questo teatro mi ha dato il senso della Polis, di una città che crede di poter ricominciare”. Testi e parole di Vittorio Sgarbi che ieri sera ha incantato i 321 fortunati (tanti ne poteva contenere il teatro) con una letcio magistralis non limitata alla presentazione del suo libro “Dal cielo alla Terra. Da Michelangelo a Caravaggio”, terzo volume di quella che é una collana dedicata alla storia dell’arte italiana.

L’evento, fortemente voluto dal Quotidiano di Gela e alla Fenice di Gianni Filippini, è andato oltre le aspettative. E non solo per il successo di pubblico. Perché il professore Sgarbi ha voluto di persona constatare la realtà di Gela. Ha accettato l’invito della famiglia Greca, che ha ristrutturato l’antica villa Vella-Panebianco in via Ettore Romagnoli.  Ha bevuto un the con Luigi Greca e la moglie. Poi ha voluto visitare il museo. E qui le prime stilettate. “Ti sembra di essere in un ospedale, dove i reperti dopo essere stati sotto la luce del sole, li ritrovi rinchiusi al buio delle teche disposte in un cupo corridoio. Non sono opere parlanti, ma pezzi di grande pregio tristi e insignificanti. Chi dovrebbe venire a vederli? Solo chi va a trovare un malato in ospedale”.

Ha ricordato la sua esperienza di sindaco di Salemi, quando, con poco era riuscito a fare diventare quel piccolo centro la capitale della cultura. “Basta poco caro sindaco – ha detto in teatro rivolgendosi al primo cittadino – servono le idee. La Sicilia, Gela compresa, è ricca di bellezze naturali. Non serve inventare o stravolgere nulla. Come fa la bellezza a salvare il mondo se il mondo non salva la bellezza?.

Poi sulla nave greca. “”E’ ferma lì da 15 anni. E’ una nave di una bellezza emozionante, ma il museo che la dovrà ospitare di una bruttezza tale, che sarebbe meglio che intervenga l’Isis per distruggerlo. Il museo del mare sarebbe un crimine per Gela, in quanto basterebbe uno spazio semplice, puro e economico. A volte gli architetti pensano al contenitore e non al contenuto”.

Duro anche sulle mura Timoleontee. “Quelle sono legate alla mia sfera personale. Quando Crocetta era assessore, mi chiamò per chiedermi di fare una campagna per impedire che la Regione mettesse la caserma dei vigili del fuoco all’interno dell’area archeologica, di una bellezza incantevole. Una cosa orribile. La caserma fortunatamente non é stata costruita ma oggi l’area é chiusa per i cani randagi. Le mura hanno qualcosa di spirituale, ma quella copertura é così triste e il restauro così brutto”.

L’odio-amore con Crocetta. Si sono incontrati a La 7 in tv e poi hanno riparlato di Gela e della Sicilia. “L’ho invitato a casa mia. Io con la politica attiva ho chiuso ma se posso dare una mano a questa terra sono disponibile. Un presidente di una regione autonoma ha un grande potere. Se non fai qualcosa per Gela che senso ha avere avuto tanto potere. Lasciare almeno un segno di sé stesso nella storia. Possibile che uno abbia un potere così ampio e non abbia lasciato traccia di sé? “

SI è intrattenuto anche con il sindaco Domenico Messinese? “Sono stato solidale con lui, un uomo può essere cacciato se ha commesso gravi crimini, non perché la pensa in maniera diversa rispetto al suo partito. Pensi a lavorare per la sua città”.

Poi è stato un bagno di folla, con i libri autografati uno per uno con dedica personalizzata. La foto con gli studenti del liceo Scientifico (erano oltre 120) i selfie, la cena in un locale pubblico a base di canapa offerta della ditta Melfa che punta su un prodotto naturale per lanciare lo sviluppo post industriale ed infine la visita notturna al Comune, al palazzo Aldisio ed allo studio del suo amico artista Giovanni Iudice.

Una grande serata, una grande lezione. Nessun “Capra-capra-capra”. Solo una lezione di quel che diciamo da anni. Se Gela credesse di più nella sua storia potrebbe ri-costruire un grande futuro. 

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