La Mini Cooper incendiata ad un rivale vicino ai Rinzivillo, le accuse a tre giovani finiscono nel processo “Falco”

 
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Gela. Sono accusati di aver dato alle fiamme, nel febbraio di tre anni fa, la Mini Cooper

intestata ad una società ma utilizzata da un operaio, per gli investigatori vicino al gruppo Rinzivillo.
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L’incendio dell’auto. Le fiamme vennero appiccate nella zona di via Venere, a ridosso di via Generale Cascino. I pm della Dda di Caltanissetta ritengono che dietro a quel rogo ci siano Gianluca Pellegrino, Orazio Tosto e Nicolò Ciaramella, che invece avrebbero agito nell’interesse del gruppo Emmanuello. Una vicenda che, adesso, verrà valutata insieme a quelle che hanno dato vita all’indagine madre, ribattezzata “Falco”. Accogliendo le richieste del pm della Direzione Distrettuale antimafia nissena Elena Caruso, il collegio penale del tribunale ha autorizzato la riunione dei due procedimenti.
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I tre presunti incendiari, a loro volta, sono imputati anche nel procedimento scaturito dall’inchiesta antimafia “Falco”, tutta incentrata sulla presunta riorganizzazione della famiglia Emmanuello. Insieme a loro, a giudizio ci sono Nunzio Alabiso, Emanuele e Giovambattista Campo, Pietro Caruso, Giuseppe Di Noto, Emanuele Emmanuello, Angelo Famao, Emanuele Faraci, Guido Legname, Francesco Metellino, Alessandro Pellegrino, Rosario Perna, Daniele ed Emanuele Puccio, Emanuele Rolla, Loreto Saverino, Melchiorre Scerra, Angelo Scialabba e Gaetano Davide Trainito.
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La richiesta di riunione è stata contestata dai difensori dei tre, gli avvocati Giacomo Ventura, Ignazio Raniolo, Flavio Sinatra e Carmelo Tuccio. Il collegio penale, però, ha accolto le ragioni del pubblico ministero e, così, la vicenda del rogo verrà valutata nel corso del dibattimento legato al blitz “Falco”.

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