La protesta Elettroclima e le nuove gare d’appalto Eni: i nodi da sciogliere

 
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Gela. Prosegue lo sciopero degli oltre sessanta operai della società Elettroclima davanti allo spettro dell’assenza di commesse e, di conseguenza, della perdita dei posti di lavoro.

Intanto, alcune aperture sarebbero arrivate dai dirigenti dell’azienda emiliana Cefla, aggiudicataria dei lavori per la realizzazione del nuovo impianto Klaus.
I manager del gruppo, infatti, avrebbero dato la loro disponibilità ad assorbire alcuni lavoratori Elettroclima durante i periodi di attività. Una soluzione che, però, non risolve il grande punto interrogativo sul futuro della società e dei suoi dipendenti.
Dall’incontro svoltosi tra i responsabili Elettroclima e quelli di raffineria è emersa, almeno per il momento, l’impossibilità di garantire nuove commesse di lavoro. Da alcuni giorni gli operai sono radunati all’interno della sala sindacale di fabbrica nel tentativo di avere risposte sul loro immediato futuro.
Il caso Elettroclima, ultimo solo in ordine di tempo rispetto ad una più lunga scia di proteste e mobilitazioni, è esploso mentre diversi gruppi aziendali ancora attivi nell’indotto della fabbrica Eni di contrada Piana del Signore attendono il verdetto della nuova gara per l’assegnazione del contratto quadro di manutenzione meccanica.
Stando ad alcune indiscrezioni, società come Smim, Tucam, Cosmisud, Eurocoop ed Eurotec potrebbero anche non ottenere il contratto a vantaggio di nuovi gruppi aziendali locali, interessati ad entrare nell’indotto dello stabilimento Eni.
Allo stato attuale, non sono stati resi noti i risultati della gara d’appalto che, in ogni caso, potrebbero svelare diverse sorprese. Qualora queste società, alcune attive da decenni nell’indotto della multinazionale, non riuscissero ad ottenere lavori si potrebbe aprire un nuovo, e ancor più caldo, fronte d’emergenza occupazionale.

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