“Morì per soffocamento…”, Lo Coco trovato senza vita a Manfria: per le difese era già malato

 
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Gela. “Calogero Lo Coco morì per soffocamento”. L’irruzione nella villetta di Manfria. Il perito e docente universitario Paolo Procaccianti lo ha confermato davanti ai giudici della Corte d’assise d’appello di Caltanissetta. Per la morte del quarantenne, a giudizio ci sono Gaetano Biundo e Rosaria Nicosia, ex consorte dello stesso Lo Coco. In primo grado, sono stati condannati a cinque anni di detenzione ciascuno con l’accusa di eccesso colposo di legittima difesa. In sostanza, avrebbero risposto al tentativo d’aggressione messo in atto dalla vittima all’interno di una villetta della frazione balneare di Manfria, causandone la morte. Il perito, però, nella sua disamina non ha trascurato di sottolineare le condizioni di salute comunque precarie della vittima.

L’asfissia toracica. Stando ai legali di difesa Maurizio Scicolone e Giuseppe Fiorenza, i due imputati si difesero dopo la rabbiosa irruzione nella villetta dello stesso Lo Coco. La morte, quindi, sarebbe da legare ad un malore causato da ipoglicemia alcolica, un processo che avrebbe accelerato la sua fine. Il decesso, secondo le difese, sarebbe stato causato solo da fattori gastrointestinali che avrebbero generato un rigurgito talmente intenso da provocare il soffocamento. Quindi, nessuna responsabilità da parte degli imputati che si sarebbero limitati ad evitare l’aggressione. Il perito, inoltre, ha sottolineato come il decesso del quarantenne sia stato accelerato da asfissia toracica. Intanto, già alla prossima udienza dell’11 novembre, la difesa chiamerà a testimoniare un perito di parte che analizzerà il supplemento della relazione tecnica depositato dal professore Paolo Procaccanti.

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