“Mutata arma”, nell’appello bis condanne ridotte a Faraci e Biundo: conferma per Vella

 
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Gela. A febbraio, la Cassazione aveva escluso l’aggravante mafiosa per le posizioni di Davide Faraci e Salvatore Biundo, entrambi coinvolti nell’inchiesta “Mutata arma”. I giudici romani si erano pronunciati per l’annullamento senza rinvio. Per altre ipotesi, invece, hanno disposto l’annullamento con rinvio, nuovamente alla Corte d’appello di Caltanissetta. Decisione quasi analoga per un altro imputato, Majch Vella, ma attraverso l’annullamento con rinvio per l’aggravante mafiosa (da valutare attraverso un nuovo vaglio). Oggi, sula scorta di quella decisione, si è tenuto il giudizio bis in Corte d’appello e i magistrati nisseni si sono espressi per un’ulteriore riduzione delle pene, nel caso di Faraci (difeso dall’avvocato Flavio Sinatra) e Biundo (rappresentato dal legale Salvo Macrì). Gli imputati erano accusati di aver gravitato intorno al gruppo dei Rinzivillo, sia per le armi che per il traffico di droga. Alla fine, a Faraci è stata riconosciuta la continuazione con una precedente sentenza. La Cassazione aveva già escluso l’aggravante mafiosa. La pena rivista è così di otto anni e cinque mesi (a fronte di un precedente verdetto di nove anni e due mesi di reclusione). Uno dei capi di imputazione che era contestato a Biundo, invece, è stato confermato dalla Corte d’appello, ma la venuta meno dell’aggravante mafiosa ha portato la Corte d’appello di Caltanissetta ad una decisione di sei anni e undici mesi di reclusione (rispetto ai nove anni e due mesi).

I giudici di secondo grado, nell’appello bis, hanno invece confermato la decisione per Majch Vella (difeso dal legale Giuseppe Fiorenza). Hanno concluso sostenendo che l’aggravante mafiosa è da riconoscere, con la condanna a dieci anni e quattro mesi. La difesa ha invece escluso la sussistenza delle condizioni per colegare l’imputato al clan. Tutti gli imputati avevano optato per il giudizio abbreviato. Altri coinvolti nella stessa indagine, coordinata dalla Dda, sono attualmente a processo davanti al collegio penale del tribunale di Gela.

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