Omicidio Sequino, sentito carabiniere: difese contestano perizia su intercettazioni

 
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Sequino fu ucciso in pieno centro storico

Gela. Una lunga indagine partita subito l’omicidio del dicembre di cinque anni fa, in pieno centro storico, a pochi passi dalla cattedrale. I killer non lasciarono scampo al tassista cinquantaseienne Domenico Sequino. Il capitano dei carabinieri Francesco Ferrante, che arrivò sul posto subito dopo l’agguato e che partecipò attivamente all’intera inchiesta, ha parlato davanti ai giudici della Corte d’assise di Caltanissetta. A processo, con l’accusa di aver organizzato ed eseguito la missione di morte, sono finti Nicola Liardo, il figlio Giuseppe Liardo e Salvatore Raniolo. Secondo i pm della Dda di Caltanissetta, l’omicidio sarebbe stato deciso da padre e figlio, anche durante colloqui in carcere, ed eseguito materialmente da Raniolo, spalleggiato da un complice, ad oggi mai identificato. Il carabiniere sentito come testimone ha raccontato dei primi sospetti, delle piste investigative seguite e degli interrogatori successivi alla sera dell’omicidio. Tra i primi, vennero ascoltati i familiari del tassista, nel tentativo di capire se potessero avere dei sospetti. Elementi investigativi importanti sarebbero arrivati dal contenuto di alcune intercettazioni, legate ad un’altra indagine che coinvolgeva i Liardo, quella ribattezzata “Donne d’onore”. I difensori dei tre imputati, gli avvocati Giacomo Ventura, Flavio Sinatra e Davide Limoncello, hanno presentato una memoria attraverso la quale mettono in discussione i risultati della perizia sul contenuto delle intercettazioni, ritenute decisive dagli inquirenti. Allo stesso tempo, i giudici della Corte d’assise hanno disposto la sospensione del decorso dei termini di custodia cautelare per gli imputati, anche a seguito della complessità dell’intera istruttoria dibattimentale.

I familiari di Sequino sono parti civili, fin dall’inizio rappresentati dall’avvocato Salvo Macrì, che già prima dell’inizio del dibattimento ha ottenuto l’ammissione della richiesta di costituzione in giudizio. La famiglia attende che venga data una spiegazione, anche processuale, a quanto accadde cinque anni fa, quando i killer spararono in mezzo a centinaia di persone, proprio per colpire Sequino. Anche il legale che rappresenta i familiari ha posto domande al militare sentito in aula. Secondo gli investigatori, l’omicidio sarebbe stato ordinato per contrasti che ormai da anni avrebbero contrapposto i Liardo a Sequino, comprese presunte pendenze economiche. In aula, si tornerà a gennaio, con l’esame di un altro carabiniere che prese parte alle indagini.

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