Ristretti al 41 bis, “fratelli Emmanuello possono avere videocolloquio”: respinto ricorso ministero

 
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Gela. Uno dei vertici delle famiglie di Cosa nostra, Davide Emmanuello, ristretto sotto regime di 41 bis, può avere videocolloquio con i fratelli Nunzio e Alessandro, a loro volta sottoposti a regime detentivo differenziato. La decisione era stata autorizzata dal magistrato di sorveglianza di Sassari e confermata dal tribunale sardo che non accolse il reclamo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, contrario invece alla comunicazione tra i fratelli Emmanuello. La conferma di quanto già deciso dai giudici della sorveglianza è arrivata dalla Cassazione che ha respinto il ricorso avanzato dal Ministero della giustizia. La procura generale ne chiedeva invece l’accoglimento. A livello ministeriale, infatti, il timore avanzato è che il videocolloquio tra i fratelli Emmanuello possa avere ripercussioni anche a livello di sicurezza. I contatti sono comunque monitorati con un sistema di registrazione ma per le autorità penitenziarie i detenuti di mafia possono essere in grado di usare un linguaggio criptico. Secondo la Cassazione, non ci sono condizioni che impediscano ai tre fratelli di effettuare il videocolloquio. In base al ricorso ministeriale, invece, anzitutto si sarebbe dovuto tenere conto dell’eventuale contenuto di un parere da richiedere alla direzione distrettuale antimafia. Per i giudici romani, come riportato nelle motivazioni, anche questo è un parere “non vincolante”. Il ricorso del ministero è stato considerato fin troppo “generico”.

“La rappresentazione di elementi ostativi deve, tuttavia, avvenire in concreto perché si possa parlare di una omissione valutativa da parte del tribunale. Nel caso in esame non vi è stata, nemmeno in sede di reclamo al tribunale, simile allegazione e pertanto le doglianze contenute nel ricorso risultano del tutto generiche”, scrivono i giudici di Cassazione.

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