“Saru00e0 il piu00f9 grande centro green d’Europa, ma ora la Regione faccia la sua parte”

 
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Gela. “Gela entro il 2017 diventerà il più grande centro green d’Italia, forse d’Europa. Ci saranno due anni di difficoltà. Adesso la politica regionale faccia la sua parte, accelerando le autorizzazioni promesse al Mise”.

Lo ha detto Paolo Pirani, segretario generale della Uiltec, intervenuto insieme ad Emilio Miceli della Filctem Cgil e Sergio Gigli della Femca Cisl oggi nella saletta sindacale della Raffineria.

Green e numeri. “Con un investimento di 2,2 miliardi di euro e una capacità produttiva di 750 mila tonnellate l’anno è stato garantito un futuro all’industria gelese – ha aggiunto – la Green Refinery non reggerà però l’occupazione di tutti i lavoratori. Bisogna guardare l’intero investimento, che passa dalle bonifiche agli appalti che l’Eni dà alle imprese non gelesi”.

Una scelta condivisa. “E’ stato sottoscritto un accordo – ha detto Sergio Gigli – in una situazione industriale molto difficile con indicatori economici che dimostrano, come abbiamo sostenuto più volte, che la crisi non è semplicemente congiunturale ma strutturale. Una crisi che è peggiorata in Italia e in Europa, con una riduzione dei consumi petroliferi del 30% rispetto al 2006 e politiche governative che continuano a considerare i carburanti come un bancomat per reperire risorse. In questo contesto, anche il sito di Gela ha subito perdite per oltre 2 miliardi di euro dal 2009 ad oggi. Per questo motivo l’accordo di riconversione dell’intera area, firmato al MiSE, il 6 novembre scorso, è ancora più importante perché mantiene la vocazione industriale e produttiva del sito, salvaguarda i lavoratori interessati diretti ed indiretti e la loro indiscussa professionalità e competenza”.

Bonifiche e gas. “L’accordo avrà l’effetto di incentivare l’utilizzo dopo la bonifica e di incoraggiare l’utilizzo di aree industriali infrastrutturale – ha aggiunto Miceli – da mettere a disposizione per attività produttive del territorio. Una questione senz’altro qualificante è l’assicurazione che le nuove estrazioni e produzioni di petrolio e gas rimarranno in Sicilia, oltre all’avvio delle bonifiche degli impianti dismessi”. L’Eni si impegna a sviluppare un rapporto nuovo con le Università siciliane che darà l’opportunità a tanti giovani laureati di specializzarsi e misurarsi dentro il grande campo della riconversione sostenibile dell’economia.

Lavoratori poco convinti. I lavoratori hanno espresso perplessità soprattutto sulla bassa ricaduta occupazionale, sia nel diretto che nell’indotto.

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