Tra crisi economica e sequestri giudiziari, Italcementi taglia l’impianto di Brucazzi

 
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Gela. Chiuso, nonostante l’investimento da alcuni milioni di euro, e senza possibilità di riattivarlo. Lo stabilimento per la produzione di calcestruzzo, di proprietà del gruppo multinazionale Italcementi, realizzato nella zona industriale di contrada Brucazzi, non ripartirà più.

La conferma arriva direttamente dalla sede centrale bergamasca dell’azienda. “La società – spiega l’addetto stampa del gruppo Alberto Ghisalberti – non ha nessuna volontà di riattivare l’impianto né di investire in quell’area”.
In sostanza, i vertici di Italcementi, fino a qualche anno fa presenti in città con la controllata Calcestruzzi spa, hanno scelto di cancellare l’area industriale di contrada Brucazzi da qualsiasi piano d’investimento.
Lo stabilimento è destinato a rimanere fermo e inutilizzato. Già negli scorsi mesi, non sono mancati alcuni episodi di danneggiamento. Una parte della recinzione esterna è stata divelta per facilitare i raid notturni.
Gli amministratori della società, comunque, hanno comunicato la loro scelta che non verrà in alcun modo variata. Produzione ferma e stabilimento indirizzato, forse, ad usi diversi. Italcementi se ne va nonostante, nel corso degli anni, abbia rifornito buona parte dei cantieri edili avviati in città e non solo. I primi problemi, però, emersero sul versante giudiziario quando scattò il sequestro proprio dell’impianto di contrada Brucazzi.
Gli investigatori, infatti, a conclusione dell’operazione antimafia “Odessa”, apposero i sigilli all’intero complesso produttivo. Una decisione successivamente confermata dalla corte di cassazione.
Il sospetto degli investigatori riguardava i collegamenti tra alcuni amministratori locali della società e affiliati alle cosche. L’impianto, nonostante le originarie previsioni di un costante utilizzo, andò incontro al declino.
Così, sono stati tagliati anche i circa venti posti di lavoro che Italcementi aveva assicurato. Il taglio è stato ufficializzato anche nei programmi stilati dalla multinazionale delle costruzioni.
Nell’area nissena, rimane soltanto lo stabilimento della zona industriale di Caltanissetta. In contrada Brucazzi, invece, l’area assegnata alla società è già stata avvolta dalla vegetazione spontanea.

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