Vero “ravvedimento” per Sultano, Cassazione: “Tribunale valuti beneficio liberazione condizionale”

 
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Gela. Il tribunale di sorveglianza di Roma deve ritornare sull’istanza di liberazione condizionale presentata dall’ex stiddaro Marcello Orazio Sultano, ormai da quasi un ventennio collaboratore di giustizia. L’ha deciso la Corte di Cassazione, alla quale si è nuovamente rivolto il difensore. Per il legale, infatti, ci sono tutti i presupposti per concedere il beneficio a Sultano, che ha già scontato una detenzione di almeno ventisette anni. Tra questi, un vero “ravvedimento” rispetto al passato criminale. Il tribunale di sorveglianza, però, non si adeguò a quanto aveva già statuito la stessa Cassazione. Respinse l’istanza, inducendo il difensore del collaboratore di giustizia a rivolgersi nuovamente proprio ai giudici di Cassazione. Nelle motivazioni che sono state pubblicate, si precisa che “l’ordinanza impugnata non si è conformata al dictum di questa Corte ma anzi ha compiuto una confutazione della sentenza rescindente, in chiaro contrasto con la legge processuale (art. 627, comma 3, cod. proc. pen.); e (oltre ad aver svolto un’analisi politico criminale sul “fenomeno del pentitismo” del tutto assertiva, assumendo che da essa derivi la necessità di verificare “con maggiore accortezza il requisito del sicuro ravvedimento”, che ha posto come premessa dell’apprezzamento della sussistenza di tale requisito in capo al ricorrente) ha incentrato la decisione proprio sulla mancata adozione di iniziative risarcitorie o riparatorie da parte del Sultano”.

Il tribunale di sorveglianza, negando la liberazione condizionale a Sultano, come riporta la Cassazione, ha concentrato “esclusivamente la sua attenzione sulla mancata riparazione del danno, disinteressandosi della condotta di collaborazione e del percorso penitenziario e riabilitativo del condannato”. Tutte ragioni che porteranno il caso ancora al tribunale di sorveglianza che dovrà però conformarsi a quanto concluso dalla Cassazione.

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