“Vittorio Emanuele”, ridimensionamento con la riforma: Greco, “sarebbe una beffa”

 
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Il sindaco Lucio Greco durante sit-in in ospedale promosso dalle organizzazioni sindacali di Cgil, Cisl, Uil, Fsi-Usae.

Gela. “La riforma delle aziende sanitarie, così come riportata dalla stampa, non ci convince, non ci piace e soprattutto non crediamo possa rispondere alle esigenze di territori vasti, popolosi, complessi e mal serviti quali quello di Gela e del suo ampio hinterland. Aggiungere a un servizio sanitario territoriale già sotto l’egida di un unica Asp provinciale, sempre distante e disattenta verso Gela, adesso, anche a un’azienda ospedaliera unica per l’intera provincia, sempre nordcentrica, con a capo il Sant’Elia di Caltanissetta, ci restituisce uno schema inadeguato e inefficiente verso i territori di Gela, Niscemi, Butera, Mazzarino e Riesi che verrebbero oltremodo penalizzati e relegati sempre più al ruolo di periferia del regno. Per questo invito accoratamente il presidente della Regione Renato Schifani, l’assessore alla salute, Giovanna Volo, a rivedere la bozza di riforma in itinere, a meglio calibrarla e calarla rispetto alle esigenze di un’utenza, quella di Gela e del proprio hinterland, largamente penalizzata. Significherebbe aggiungere un’ulteriore beffa ai danni già procurati in passato, che sono sotto gli occhi di tutti”. Lo dice il sindaco Lucio Greco, all’indomani della notizia di una possibile riforma delle aziende sanitarie, che vedrebbe istituita l’autonomia aziendale agli ospedali della Provincia sotto un’unica azienda, ospedali riuniti, ancora una volta sotto il controllo di Caltanissetta. Ieri, come abbiamo riportato, il parlamentare Ars M5s Nuccio Di Paola ha respinto la proposta di riforma “che cancella il Vittorio Emanuele”.

“I recenti fatti di cronaca – dice ancora il sindaco – ci restituiscono una realtà fuori controllo. Mi riferisco al grave caso della ragazzina gelese che, dopo avere ingerito accidentalmente della sostanza caustica, è stata rimbalzata da ospedale in ospedale per vedersi assicurate le cure del caso. Con immaginabili preoccupazioni dei familiari, aggravate dalla minore età della paziente. E che dire della gestante costretta a partorire in ambulanza? Due fatti gravi accaduti a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro, che danno la misura dello stato in cui versa la nostra Sanità. Gela ha bisogno di un ospedale-azienda, efficiente e operativo, con tutti i servizi dovuti a una vasta area di popolazione e cittadini. Dotato di personale e apparecchiature idonee a rispondere alla richiesta che arriva dalla popolazione. L’idea che dobbiamo perseguire è quella di un’azienda ospedaliera del Sud nisseno, tale da riunire le competenze degli ospedali di Gela, Niscemi e Mazzarino, realizzando un reale decentramento dei servizi, concreto, efficiente, scevro da condizionamenti e lottizzazioni, e soprattutto smarcato da un controllo egemone del capoluogo, lontano e per nulla calato nella realtà gelese. Altre ipotesi ci appaiono anacronistiche, inefficaci e determinerebbero un ulteriore isolamento di Gela con lo smantellamento dei servizi. Questa riforma, quella ventilata dai giornali, rappresenterebbe il colpo di grazia per il “Vittorio Emanuele” e per la sanità del sud del Libero consorzio comunale”. Greco, stamane, dopo aver sentito il presidente del consiglio comunale Salvatore Sammito e l’assessore comunale alla sanità Antonio Pizzardi ha deciso di indire una riunione operativa con i parlamentari del territorio, la deputazione regionale e i rappresentanti del comparto sanitario. L’incontro dovrebbe tenersi al massimo tra lunedì e martedì prossimi. “Chiederò – conclude – ai parlamentari di unirsi a questa battaglia di civiltà: Gela non può essere il primo bacino elettorale del libero consorzio e poi venire abbandonata a logiche spartitorie e che rischiano di confinarla a un ruolo sempre più marginale nella sfera dei servizi. Perché di servizi parliamo: vite umane e cittadini che meritano dignità”. Il sindaco in maniera chiara non condivide la traccia di riforma sanitaria dettata dal governo Schifani.

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