Agroverde, altro che parco fotovoltaico: al suo posto una produzione di pomodori innovativa

 
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Il progetto non è mai veramente partito

Gela. Non sarà realizzato il parco ortoserricolo-fotovoltaico da 80 Megawatt relativo al progetto presentato dalla cooperativa Agroverde. Al suo posto sorgerà una produzione di pomodori innovativa, per soddisfare le richieste della grande produzione. Ad affermarlo è Ivan Ruscelloni, direttore del cantiere della cooperativa Agroverde, pronto a fare chiarezza sui risvolti dell’investimento da 250 milioni di euro, fermo al palo dopo l’avvio degli espropri e lo sbancamento dei 343 lotti per complessivi 230 ettari di terreno, che aveva ricevuto il parere favorevole dal Dipartimento regionale Energia. Come anticipato nel corso di una convention politica da Stefano Italiano, presidente della cooperativa Agroverde, nei prossimi giorni sarà ufficializzato il nome del general contractor, l’avvenuto accordo finanziario e le scadenze di realizzazione dell’importante progetto chiamato a sostituire il tanto attesto parco orto-serricolo alimentato da pannelli fotovoltaici. In quell’occasione era presente il presidente della regione Rosario Crocetta, lo stesso che con l’assessore regionale Mariella Lo Bello, aveva tenuto a battesimo la cerimonia di posa della prima pietra del progetto svanito nel nulla. “Il progetto iniziale è stato messo da parte quasi immediatamente – assicura Ruscelloni – comunque dopo l’uscita in scena del precedente investitore, per mancanza di coperture finanziarie. Non sarebbe ancora attuale parlare di realizzazione di un parco fotovoltaico – sottolinea – Ci siamo adoperati per trovare una soluzione al progetto attuale e garantire gli impegni assunti con i proprietari dei terreni espropriati. Nell’area espropriata, relative alle contrade Cappellania, Tenuta Bruca e Sant’Antonio, a pochi chilometri dal centro abitato, sorgerà una produzione innovativa che comprenderà anche la coltivazione di pomodoro a livello industriale”. Non trapelano ulteriori indiscrezioni sull’investimento che con l’ingresso dei nuovi investitori dovrebbe garantire una copertura finanziaria a dirimere le controversie sorte sia con i proprietari dei terreni espropriati che con le imprese che hanno effettuato tutti i lavori di sbancamento nei 230 ettari di terreno.

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