Discariche di amianto e rifiuti speciali in raffineria, chiesto il rinvio a giudizio di ex vertici e tecnici Eni

 
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Gela. Devono ritornare a processo dopo quanto accertato all’isola 15 della fabbrica Eni di contrada Piana del Signore, con la scoperta di vaste discariche di amianto e rifiuti speciali.

L’indagine sullo smaltimento di amianto e rifiuti speciali. Il pubblico ministero Lara Seccacini ha chiesto il rinvio a giudizio per l’ex amministratore delegato di raffineria Bernardo Casa, per il responsabile ambiente Carmelo Raimondo, quello amianto Salvatore Di Dio e l’Rspp di raffineria Aurelio Faraci. Le accuse vengono mosse anche alla società Raffineria di Gela. Sono tutti accusati di aver avuto un ruolo, anche omettendo controlli e verifiche, nella formazione di vaste discariche di rifiuti speciali e pericolosi lungo l’isola 15 della fabbrica. Vennero trovati centinaia di big bag contenenti scarti di produzione, fusti, catalizzatori esausti, amianto. Per i magistrati della procura e per i militari della capitaneria di porto che effettuarono i sopralluoghi, quelle discariche avrebbero rappresentato un pericolo per la salute dei lavoratori impegnati nello stabilimento della multinazionale. I primi rilievi vennero effettuati nel maggio di quattro anni fa ed iniziò ad emergere la presenza dei big bag, depositati senza controllo proprio nei pressi di un magazzino sull’isola 15. Tra le contestazioni mosse dai magistrati, anche quelle legate a lavori di manutenzione effettuati su impianti di raffineria senza che prima si intervenisse a bonificare. Gli atti del procedimento penale sono ritornati davanti al gup Veronica Vaccaro dopo che lo scorso aprile, in dibattimento, emerse la mancata effettuazione proprio dell’udienza preliminare. Parti civili sono il Comune con l’avvocato Mario Cosenza, il Ministero dell’ambiente con l’avvocato Giuseppe Laspina e le associazioni Aria Nuova e Amici della Terra con i legali Joseph Donegani e Antonino Ficarra. I difensori, gli avvocati Gualtiero Cataldo, Piero Amara, Alessandra Geraci e Attilio Floresta, hanno nuovamente contestato le accuse, sottolineando invece il rispetto dei parametri fissati dalle normative in materia.

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