Donne attive nel blitz Samarcanda, figlia di noti professionisti indagata per aver disattivato le microspie

 
0

Gela. Sarebbero state tre donne a fornire i disturbatori di frequenza delle apparecchiature collocate dalle forze dell’ordine per sentire le conversazioni dei cinque arrestati.

Ad affermarlo sono i magistrati della Procura che hanno condotto l’operazione “Samarcanda” sfociata nell’arresto di Emanuele Brancato di 33 anni, Giovanni Simone Alario di 29 anni, Giovanni Nastasi di 25 e Diego Nastasi di 40 anni. In queste ore dovrebbe costituirsi anche Emanuele Giovanni Di Stefano, 45 anni, inizialmente sfuggito alla cattura perché residente a Dortmund, in Germania. Tra le tre donne indagate c’è pure la figlia di due coniugi, noti professionisti, legati anche agli enti pubblici e alla politica locale. E’ accusata, insieme ad altre sue due amiche, di avere aiutato le menti dell’organizzazione dedita allo spaccio di cocaina, Emanuele Brancato ed Emanuele Di Stefano, ad eludere le intercettazioni ambientali delle forze dell’ordine. Nella fattispecie avrebbe collaborato ad intercettare e disattivare le apparecchiature tecniche collocate dai poliziotti della sezione anticrimine del commissariato  di Polizia, diretto da Francesco Marino. Le stesse si sarebbero occupate anche di fare sparire ogni traccia della loro attività illecita. Il loro tentativo di risultare estranee all’operazione è però risultato vano. La figlia dei noti professionisti avrebbe partecipato anche ad un corriere della cocaina con viaggio da Gela a Dortmund e ritorno in città, in compagnia di un’altra amica e di uno delle menti della banda sgominata dalle forze dell’ordine. Insieme ad alcuni componenti dell’organizzazione aveva sospettato di essere intercettata e suggeriva nuove strategie comportamentali, anche di fare un passo indietro. 

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here