I clan volevano soldi e cibo, il ristorante “Delfino” chiuse: arriva la prescrizione per i minori imputati

 
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Gela. Alla fine, il titolare dell’ex ristorante “Delfino” dovette chiudere i battenti. I clan lo avevano preso di mira. Si trovò strozzato dai clan che pretendevano denaro oltre a pranzi e cene gratis. Adesso, però, arriva la prescrizione per quindici imputati, tutti minorenni all’epoca dei fatti. I magistrati li accusavano di aver avuto un ruolo nella messa a posto del ristoratore. Per anni, il suo locale fu un punto di riferimento dei capi delle famiglie e dei “carusi” che orbitavano attorno ai clan. Il ristoratore doveva pagare e, quando era necessario, “offrire” cene e pranzi. L’intervenuta prescrizione è stata sollevata non solo dai difensori degli imputati ma anche dalla procura minorile di Caltanissetta. Un verdetto dello stesso tenore venne pronunciato negli scorsi mesi contro sei imputati, tutti accusati di estorsione ai danni dell’ex titolare del ristorante. Così, i giudici nisseni non hanno potuto far altro che disporne il proscioglimento proprio a seguito della prescrizione. In base a quanto ricostruito dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta, il calvario del titolare dell’esercizio commerciale andò avanti almeno fino al 2002. Poi, lasciò il ristorante ma scelse comunque di denunciare i fatti, sostenuto dall’associazione antiracket “Gaetano Giordano”. Nel pool di difesa, invece, ci sono gli avvocati Francesco Enia, Flavio Sinatra, Maurizio Scicolone, Cristina Alfieri, Annarita Lorefice, Nicoletta Cauchi, Giovanni Giudice, Giuseppe Fiorenza, Boris Pastorello e Lara Amata.

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