Il blitz contro i Trubia, gli indagati si difendono davanti al gip: “Lavoriamo con tutti i permessi”

 
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Gela. Si difendono dalle accuse mossegli dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta.

“La nostra attività è lecita”. I Trubia insieme ad altri arrestati al termine del blitz antimafia “Redivivi” sono stati sentiti davanti al giudice delle indagini preliminari del tribunale di Caltanissetta Marcello Testaquadra. A rispondere alle domande e ad escludere l’esistenza di qualsiasi organizzazione criminale in grado di controllare le campagne tra Mignechi, Bulala e Spinasanta sono stati i presunti vertici del gruppo. I fratelli Vincenzo e Nunzio Trubia insieme a Davide Trubia, tutti difesi dagli avvocati Flavio Sinatra, Nicoletta Cauchi e Maurizio Scicolone, hanno ribadito di operare nel settore della raccolta della plastica, tra le serre della zona finita al centro dell’inchiesta. Un’attività lecita, hanno spiegato, indicando la presenza di tutte le necessarie autorizzazioni. Non a caso, i difensori hanno già preannunciato il deposito di una serie di documenti che confermerebbero le dichiarazioni rese.

Gli indagati negano minacce ed intimidazioni. Alle domande hanno risposto Rosario Caruso, uno dei presunti campieri imposti dai Trubia per la guardiania all’interno di molte aziende agricole, Luigi Rizzari, accusato di aver tenuto la cassa del gruppo, Francesco Giovane e ancora il venticinquenne Rosario Trubia, Pasquale Lino Trubia e Pasquale Andrea Trubia e, infine, Simone Trubia. Si è avvalso della facoltà di non rispondere il solo Luca Trubia. Nelle prossime ore, altri indagati si presenteranno davanti al gip per l’interrogatorio di garanzia. Tutti gli arrestati, comunque, hanno escluso di aver imposto, con minacce ed intimidazioni, il monopolio non solo nella raccolta della plastica ma anche nella guardiania delle tante aziende agricole della fascia trasformata a ridosso del confine con la provincia di Ragusa.  

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