Il blitz “Malleus”, le riunioni dei capi in un bar e in una barberia: “Tenevano contatti con Rinzivillo, Morso e Collodoro”

 
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Gela. Controllati per diversi mesi dai poliziotti che già sospettavano nuove mosse tra i presunti affiliati, ancora vicini al clan Rinzivillo. Gli appostamenti dei poliziotti. Così, si è aperto il dibattimento scaturito dal blitz antimafia “Malleus”. Davanti al collegio penale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore, a latere Marica Marino e Silvia Passanisi, è stato sentito uno degli investigatori che si occupò dell’inchiesta. “Ci accorgemmo di tanti incontri tra Davide Pardo, Massimo Gerbino e Gaetano Smecca – ha spiegato – frequentavano soprattutto un bar in via Venezia e una barberia in centro storico. Smecca ha continuato a mantenere rapporti anche con Emanuele Rinzivillo, Vincenzo Morso e Carmelo Collodoro”. Tra i punti di riferimento del presunto gruppo criminale, ci sarebbe stato l’appartamento di Antonio Radicia, a sua volta finito al centro dell’inchiesta Malleus. “Quell’abitazione – ha spiegato il poliziotto della mobile di Caltanissetta – veniva utilizzata non solo per gli incontri ma anche per lo spaccio di droga, necessario a finanziare il clan”. L’investigatore ha riconosciuto diversi imputati attraverso le foto scattate durante gli appostamenti. A processo, ci sono Massimo e Giacomo Gerbino, Salvatore Di Nicola, Valerio Longo, Giuseppe Lumia, Giuseppe Mangiameli, Roberto e Salvatore Cosentino, Gaetano Smecca, Giuseppe Schembri, Domenico Trespoli, Davide Pardo, Vincenzo Florio e Baldassarre Nicosia. Il clan Rinzivillo ricostituito si sarebbe finanziato, quindi, soprattutto per il tramite dello spaccio di droga. “Baldassarre Nicosia si riforniva di droga a Catania attraverso Vincenzo Florio – ha proseguito il testimone rispondendo alle domande del pm della Dda di Caltanissetta – tra i punti di riferimento, c’era anche Antonio Radicia”. Per i poliziotti della mobile nissena, comunque, il gruppo Rinzivillo doveva garantire supporto economico anche ai detenuti. “Da quanto abbiamo ricostruito – ha concluso – era Massimo Gerbino a muoversi in cerca di soldi per i detenuti. Davide Pardo, invece, agiva su indicazione della zio Roberto Di Stefano”. Intanto, il collegio penale ha autorizzato una perizia sulle intercettazioni alla base dell’inchiesta. Si tornerà in aula il prossimo 7 dicembre. Nel pool di difesa, invece, ci sono gli avvocati Flavio Sinatra, Carmelo Tuccio, Salvo Macrì Cristina Alfieri, Mariella Giordano, Giovanni Lomonaco, Raffaella Nastasi e Maria Teresa Cultrera. 

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