Inchiesta Ipab “Aldisio”, Tandurella ai domiciliari: presentato ricorso in Cassazione

 
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Don Giovanni Tandurella

Gela. L’inchiesta sull’Ipab “Aldisio” è in corso, condotta dai pm della procura e dai carabinieri, che negli scorsi mesi hanno fatto scattare misure restrittive e diverse perquisizioni. Si pronunceranno anche i giudici della Corte di Cassazione. Si ipotizzano svariate contestazioni, molte delle quali legate proprio alla gestione della casa di riposo di Caposoprano, da alcuni anni affidata ad un commissario nominato dalla Regione. In totale, sono quindici gli indagati. Le accuse più pesanti si concentrano su don Giovanni Tandurella, già ai vertici della struttura nel periodo dell’intesa con la società privata “La Fenice”, poi subentrata nella gestione di attività e servizi. Secondo i pm, ci furono accordi corruttivi e inoltre il sacerdote, attualmente ai domiciliari, avrebbe usufruito di lasciti, da ospiti e dai loro familiari, anche per destinarli ad usi personali. La difesa, sostenuta dall’avvocato Giovanna Zappulla, si è rivolta proprio ai giudici di Cassazione. Chiede di rivedere quanto deciso a giugno dal tribunale del riesame di Caltanissetta, che ha confermato la misura al sacerdote, anche se con l’annullamento per due episodi di presunta circonvenzione. Per il legale, non ci sono i presupposti per mantenere la misura. Il sacerdote, davanti al gip, ha respinto le contestazioni.

Sono diversi i capi di accusa che si concentrano su don Tandurella, che attenderà la trattazione del ricorso in Cassazione, almeno rispetto alla misura. L’obbligo di firma era stato inizialmente imposto, invece, all’ingegnere Renato Mauro, all’ex consigliere comunale Sandra Bennici e all’attuale consigliere Salvatore Scerra. Misure poi revocate, ad eccezione delle interdizioni sugli incarichi societari. L’inchiesta è in corso e tocca anche gli indagati non raggiunti da misure.

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