Indotto Eni ridimensionato e aziende in crisi: istanza di fallimento per la Ricoma, Smim al concordato preventivo

 
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Gela. La riconversione in atto tra gli impianti della raffineria Eni ha certamente pesato sulle sorti di diverse aziende dell’indotto, alcune praticamente al definitivo declino e altre in attesa

di comprendere quali scelte adottare.

L’istanza di falimento alla Ricoma. Tra le situazioni più critiche, c’è quella della società Ricoma. Una decina di operai, infatti, si appresta a presentare istanza di fallimento. Chiedono il pagamento del trattamento di fine rapporto e, per questa ragione, sono pronti a rivolgersi ai giudici. Hanno già dato incarico ad un legale di fiducia, l’avvocato Ivan Castellano. L’amministrazione della società Ricoma, comunque, precisa che “allo stato attuale, non abbiamo ricevuto alcuna istanza di fallimento”.

Il concordato preventivo proposto da Smim. Tra le aziende più importanti dell’indotto Eni, almeno sul piano della decennale presenza in città e dei numeri di bilancio, c’è sicuramente la Smim. Dopo il taglio di oltre cento lavoratori, in attesa di avviare i lavori appaltati in raffineria, i vertici del gruppo ligure hanno provveduto a proporre una procedura di concordato preventivo, avviata proprio davanti ai giudici del tribunale di Genova. Una scelta, risalente allo scorso mese, che sarebbe stata decisa nel tentativo di risollevare le sorti societarie, cercando di proseguire l’attività, nonostante le richieste dei creditori. Circa trenta ex operai dell’azienda, intanto, hanno impugnato i licenziamenti, chiedendo il reintegro nel posto di lavoro. 

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