L’aggressione di via Salina: Cauchi viene scarcerato, “ho dovuto difendermi da 8 persone”

 
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Gela. “Con la vigilessa ho sbagliato, ma dagli altri ho solo dovuto difendermi”.

Emanuele Cauchi, finito in carcere con l’accusa di aver aggredito e ferito due passanti ed un vigile, è tornato in libertà. Lo ha deciso il giudice per le indagini preliminari del tribunale, che non ha accolto l’istanza della procura, che chiedeva la convalida del fermo e gli arresti domiciliari.

Davanti al magistrato, alla presenza dei suoi legali difensori Flavio Sinatra e Raffaella Nastasi, l’operaio ha raccontato la sua versione dei fatti ed in parte è stato creduto.

Il racconto. “Ero andato al mare con mia moglie e mio figlio – ha raccontato – al ritorno ho trovato persone inferocite nei miei confronti perché avevo lasciato l’auto in sosta vietata. E’ vero, ho avuto uno scontro verbale con il vigile urbano, cui ho anche tolto di mano e strappato la multa, ma non è vero che l’ho strattonata”.

Cauchi sostiene di non aver inseguito e picchiato i due giovani, uno dei quali si è visto tranciato un dito della mano. A dare manforte alla sua versione la difesa ha portato la moglie ed alcuni testimoni oculari, oltre che… se stesso. Al giudice ha mostrato ecchimosi, lividi e segni di arma da taglio. “Giudice – ha detto – secondo lei se avessi voluto inseguire con un seghetto o vendicarmi lo avrei fatto in costume da bagno ed alla presenza di mia moglie e del figlio di 7 anni?”.

Non coincidono invece le versioni sul dito tranciato. “Mi hanno trascinato dentro l’androne di quello stabile almeno otto persone – sostiene Cauchi – mi hanno picchiato. Uno di loro mi schiacciava con una mano la testa e per liberarmi ho morso con forza un dito della mano di uno degli aggressori. Quel seghetto non è mio ma di uno dei condomini”.

La moglie in difesa. La moglie di Cauchi ha raccontato al gip Paolo Fiore di averlo messo lei in auto proprio per evitare che qualcuno dei condomini potesse usarlo ancora contro il marito. Il magistrato ha ritenuto attendibile la versione di Cauchi, operaio incensurato, scarcerandolo ma convalidando il fermo. La procura voleva invece gli arresti domiciliari. Si sarebbe difeso da una presunta aggressione legata all’aver parcheggiato la propria automobile praticamente a ridosso dell’ingresso di uno stabile di via Salina.

 

 

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