L’ora legale, i siciliani secondo Ficarra e Picone?

 
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Sono tornati. A tre anni dal loro ultimo lavoro, Ficarra e Picone tornano in tutte le sale con “L’ora legale”, il loro quinto film che li vede sia davanti, sia dietro la cinepresa. Il duo comico, infatti, si distingue dalla maggior parte dei colleghi perché, oltre a riservarsi il ruolo di protagonisti, si destreggiano anche nella regia e nella sceneggiatura. Il risultato del triplice impegno è evidente, il pubblico ormai sa che non andrà a vedere un film “con” Ficarra e Picone bensì “di” Ficarra e Picone, nel quale si può apprezzare la loro comicità, e le loro idee, in ogni momento e non solo quando sono inquadrati.

Il miglior film del duo siciliano. L’ora legale, così come i precedenti, non è una semplice scusa per permettere ai comici di fare le loro gag, è un’opera completa, con una sua vita, che non dipende troppo dalla presenza o meno dei due protagonisti, i quali, un film dopo l’altro, sono riusciti ad affinare sempre di più quest’aspetto, migliorando la loro tecnica di volta in volta. Dal punto di vista registico ed estetico, siamo di fronte al miglior film di Ficarra e Picone, per carità, non è un capolavoro assoluto, un film che ti cambia la vita dopo averlo visto ma la capacità tecnica dimostrata assolve perfettamente il compito della comunicazione del messaggio. Il ritmo è scorrevole e senza punti vuoti, la scrittura è asciutta, con buone battute e priva di dialoghi inutili e insensati. Fotografia senza infamia e senza lode, ma non è il genere di film con ambizioni barocche alla Sorrentino, fa il suo dovere senza farsi notare( o disprezzare). Buona la regia, se nei loro lavori passati peccava di troppi alti e bassi, qui è molto ben diluita dando attenzione ai protagonisti come ai personaggi secondari, alle comparse come alle scene di gruppo, presentando un riuscito film corale. Da rilevare l’importanza del ritorno in scena di Francesco Benigno, reso noto dal film “Mery per sempre”, nella parte del parcheggiatore abusivo, mancava nel cinema da ormai dieci anni.

La trama. Salvatore e Valentino sono due cognati nell’immaginario paese di Pietrammmare. Sulle note di 92100 dei Tinturia, impazza la febbre elettorale, i pietrammaresi sono chiamati a eleggere il nuovo sindaco. Salvatore, il più picaresco dei due, sempre in cerca di vantaggi personali, per mezzo di sistemi a dir poco scorretti e ricorrendo al voto di scambio, appoggia il sindaco uscente Patanè, tipico politico corrotto e scalda poltrone (magari potrebbe ricordarci un bel po’ di politici o forse no). Valentino, timido e idealista, è attivo nella campagna per il professor Natoli, cognato di entrambi, fratello delle mogli dei protagonisti e fautore della voglia di cambiamento e onesta( magari ricorda un po’ meno politici ma non fa nulla). Chi vincerà? Andate al cinema a vedere.

Una vena polemica. Al di là dei fatti raccontati qui sopra, ciò che contraddistingue “L’ora legale” è un’aspra, a tratti crudele, rappresentazione del popolo siciliano(o italiano, non credo che Ficarra e Picone abbiano voluto fare distinzioni). La domanda che i registi fanno è: la gente è pronta al cambiamento e alla legalità? Premettiamo che il film in questione è un film votato soprattutto all’intrattenimento, non è un trattato politico e se a volte la critica è un po’ pesante, non è il caso di prendersela troppo. A mio parere, il duo comico ritrae bene le brutture della nostra isola, sono sotto gli occhi di tutti, ma sbaglia un po’ la mira nel cercarne le cause e dimentica alcuni fattori essenziali. C’è della superficialità nell’espressione “la classe politica è lo specchio del paese”, come a voler responsabilizzare tutti per deresponsabilizzarne alcuni. In generale, ho come l’impressione che, negli ultimi anni, la satira si sia ammorbidita quando guarda in alto, mentre è implacabile quando guarda in basso. A chi l’ha già visto chiedo: che ne pensate di questa pesante critica che Ficarra e Picone muovono ai siciliani? A chi non l’ha ancora visto, auguro buona visione.

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