La Comeco fallì tra i sospetti, adesso si chiede giustizia sui social network

 
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Gela. La messa in liquidazione e il successivo fallimento lasciarono tanti dubbi tra i circa cento lavoratori della cooperativa Comeco che, in poche settimane, si ritrovarono senza lavoro e senza troppe prospettive.

La pagina facebook. Adesso, dopo le molte proteste, alcuni di loro hanno scelto di chiedere giustizia utilizzando il social network facebook. Una pagina dedicata all’ex cooperativa, tra le più importanti dell’indotto Eni prima del fallimento, è stata attivata da qualche giorno. Lo scorso ottobre, arrivò il sì alla proroga delle indagini avviate dai magistrati della procura e dai militari della guardia di finanza. Sulla pagina facebook, si leggono accorati appelli a “fare giustizia”. Già all’indomani della messa in liquidazione della cooperativa metalmeccanica, diversi dipendenti sollevarono sospetti. Nessuno si sarebbe mai aspettato che un’azienda tra le più solide dell’intero indotto Eni si sciogliesse finanziariamente come neve al sole.

Il fallimento sospetto e le indagini. C’è, addirittura, chi sospettò che il fallimento fosse stato quasi pilotato. Non a caso, ex operai e soci lavoratori sono stati sentiti dai militari della guardia di finanza nel tentativo di acquisire elementi utili alle indagini. I contratti e le commesse di Comeco vennero acquisiti dai gruppi Cosmi sud e Eurocoop. “La giustizia è lenta – si legge ancora sulla pagina del social network – ma…”.

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