La rinascita del clan Rinzivillo, “condannare Di Stefano e Pardo”: la Dda chiede 28 anni di carcere

 
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Gela. “Davide Pardo e Roberto Di Stefano vanno condannati”.

Il clan Rinzivillo. Così, il pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta Onelio Dodero ha concluso la sua requisitoria. Il magistrato ha chiesto la condanna a dieci anni di reclusione per Di Stefano e a diciotto per Pardo. Sono accusati di essere i vertici del clan Rinzivillo e di aver cercato di riorganizzarlo. Vennero arrestati nel giugno di un anno fa, a conclusione del blitz “Fabula”. Secondo gli investigatori, sarebbero addirittura entrati in contrasto per comandare in città nonostante il rapporto di parentela che li lega. Le richieste del pm Dodero sono state pronunciate davanti al giudice dell’udienza preliminare del tribunale nisseno Francesco Lauricella. Entrambi vengono giudicati con il rito abbreviato. La pubblica accusa, in ogni caso, ha riconosciuto le attenuanti generiche solo a Di Stefano.

L’ex collaboratore di giustizia. Proprio l’ex collaboratore di giustizia, negli scorsi giorni, è stato accusato di voler organizzare un piano per uccidere un altro pm della Dda di Caltanissetta, il magistrato Gabriele Paci. Un’ammissione giunta da un suo ex compagno di cella, il palermitano Massimiliano Mercurio, adesso collaboratore di giustizia. Le accuse emerse dall’inchiesta “Fabula” sono state contestate, già in fase d’indagine, dai due legali di fiducia degli imputati, gli avvocati Cristina Alfieri e Elio Carletti. Proprio le difese esporranno le rispettive conclusioni alla prossima udienza fissata per il 21 maggio. Al centro dell’inchiesta, finì anche l’imprenditore Nicola Cassarà, accusato di aver sottoposto ad estorsione, insieme a Roberto Di Stefano, alcuni colleghi locali. La sua posizione, però, è stata stralciata: già in fase d’indagine, è venuta meno l’accusa di associazione mafiosa. 

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