Morto a Manfria, un rigurgito lo stroncò: chiesta una nuova perizia su Lo Coco

 
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Gela. Una nuova perizia per accertare l’effettiva causa che determinò la morte del quarantenne Calogero Lo Coco.

Chiesta una nuova perizia. A chiederla, in apertura del processo d’appello ai danni di Gaetano Biundo e Rosaria Nicosia, sono stati i due legali degli imputati, gli avvocati Maurizio Scicolone e Giuseppe Fiorenza. In primo grado, i giudici della corte d’assise nissena condannarono Biundo e Nicosia a cinque anni di reclusione ciascuno.

L’accusa, però, venne rideterminata: da omicidio a eccesso colposo di legittima difesa. Lo Coco era l’ex marito di Rosaria Nicosia che, dopo la separazione, aveva iniziato ad intrattenere una nuova relazione con Gaetano Biundo. Stando alla linea difensiva, i due si sarebbero soltanto difesi dall’aggressione dello stesso Lo Coco che, la sera del 2 novembre di quattro anni fa, fece irruzione in un’abitazione della zona balneare di Manfria, dove gli imputati risiedevano temporaneamente. 

Un rigurgito mortale. La morte, secondo le difese, sarebbe stata causata solo da fattori gastrointestinali che avrebbero generato un rigurgito talmente intenso da provocare il soffocamento dell’uomo. Quindi, nessuna responsabilità da parte degli imputati che si sarebbero limitati a difendersi. Gli avvocati Scicolone e Fiorenza, così, hanno chiesto la nomina di un medico specializzato in gastroenterologia. Davanti alla richiesta formulata dai legali, il collegio presieduto da Maria Giovanna Romeo, ha deciso di rinviare alla prossima udienza già fissata per il 29 aprile. In quell’occasione, i giudici dovrebbero decidere se ammettere la richiesta. Nel procedimento, parti civili si sono costituiti i familiari della vittima, rappresentati dall’avvocato Salvatore Manganello. In primo grado, la pubblica accusa, davanti alla rideterminazione del reato, aveva chiesto la condanna a quattro anni ciascuno i due imputati. In base alla difesa, infatti, la morte di Lo Coco venne causata solo da quei disturbi che generarono il rigurgito intestinale. Di conseguenza, viene contestata anche l’accusa di eccesso colposo di legittima difesa.

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