Non ha diffamato Mauro e Fasulo, assolto Saverio Di Blasi: “Quel profilo facebook era un falso”

 
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Gela. Si è difeso davanti al giudice Silvia Passanisi, rilasciando

dichiarazioni spontanee e, alla fine, è arrivata l’assoluzione.

I post contro Mauro e Fasulo. Cade l’accusa di diffamazione mossa all’ambientalista Saverio Di Blasi. Le contestazioni dei magistrati della procura traevano spunto da alcuni presunti attacchi pubblici che Di Blasi avrebbe mosso, anche per il tramite dei social network, contro l’ex direttore generale del municipio Renato Mauro e l’ex primo cittadino Angelo Fasulo. Entrambi si sono costituiti parti civili, con gli avvocati Claudio Cricchio e Rocco Scicolone, che hanno chiesto la condanna dell’imputato. Una richiesta analoga è arrivata dal pubblico ministero Tiziana Di Pietro. Per il pm, Di Blasi andava condannato a nove mesi di reclusione. Anche l’ente comunale era in giudizio come parte civile. Nel corso dell’udienza, in aula è stato sentito Emanuele Amato, presidente dell’associazione Amici della Terra, che ha ribadito il ruolo svolto negli anni da Di Blasi in città, impegnato nel denunciare non solo l’impatto dell’industria pesante ma anche possibili irregolarità nella pubblica amministrazione. “E’ spesso capitato che i nostri profili facebook – ha detto – venissero clonati. I post sotto accusa non sono opera di Di Blasi”. L’imputato, invece, ha ribadito le sue convinzioni, facendo un lungo racconto di quanto accaduto, negli anni, alla guida del Comune. “Mi chiamano delinquente – ha spiegato – in effetti, agli occhi dei veri delinquenti che denuncio sono un delinquente. Io denuncio i fatti, basandomi anche su quello che sostengono giudici e tribunali con sentenze definitive. La sentenza del processo Munda Mundis ha certificato la collusione tra amministratori locali e le famiglie di mafia. Sono stato minacciato dall’allora direttore generale del Comune Renato Mauro. Per quello che sostengo da anni, mi sono trovato con un’auto bruciata. Renato Mauro ha sempre fatto i propri affari e mai quelli dell’ente pubblico che avrebbe dovuto rappresentare. Mi riferisco alla vicenda dei rifiuti e alle infiltrazioni mafiose accertate dai giudici”. Il difensore dell’imputato, l’avvocato Salvo Macrì, ha prima contestato l’acquisizione di materiale video prodotto dalla parte civile e, poi, ha messo in discussione l’intera ricostruzione d’accusa, ribadendo che la pagina facebook che avrebbe contenuto i post diffamatori non poteva essere riconducibile a Di Blasi. Il difensore, nelle sue conclusioni, è ritornato sulle denunce pubbliche portate avanti nel tempo dall’imputato e dalle associazioni ambientaliste da lui rappresentate, senza escludere che quanto accaduto possa essere stata una ritorsione ai suoi danni. Alla fine, è giunto un verdetto di assoluzione pronunciato dal magistrato.

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