“Precari da vent’anni e ora rischiamo il posto”, scoppia la protesta in ospedale

 
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Gela. I lavoratori precari in forza per il distretto sanitario locale e il presidio ospedaliero Vittorio Emanuele ieri hanno incrociato le braccia. Hanno promosso in sit-in all’ingresso dell’ospedale di via Palazzi, nel rione Caposoprano.

Ripeteranno lo sciopero ad oltranza, fino a martedì prossimo (28 ottobre). Chiedono la loro stabilizzazione dopo vent’anni di precariato. La protesta si interromperà, per un giorno, in attesa del verdetto dell’incontro con il manager dell’Asp, Ida Grossi, all’ufficio del lavoro. Prima di allora rimarranno sospesi quasi tutti i servizi sanitari garantiti dai lavoratori precari del Distretto sanitario e dell’ospedale.
E’ stata la segreteria della Cisl a proclamare lo sciopero giornaliero di un’ora, anche se non viene garantita la regolarità dei servizi. Tra questi sono rimasti chiusi il Cup (Centro unico prenotazioni) del Poliambulatorio di via Butera, gli sportelli per il rilascio dei presidi, esenzione ticket e convenzionati esterni, disagi anche per l’ufficio tecnico affiancato del presidio ospedaliero di via Palazzi e l’ufficio analisi e presidi.
“Nessuno può supportare la mia assenza in ufficio– spiega l’operatore Cavallo Carmelo del Centro prenotazioni di via Butera – Per questo motivo il Cup rimane chiuso durante lo sciopero. Andremo avanti fino a giorno 28. Siamo 30 i precari che operiamo in città ma in tutta l’Asp siamo 250”.
“Ci dispiace per il disagio arrecato all’utenza – incalza Salvatore Russello, segretario provinciale della Cisl – Ma era necessario che facessero sentire la loro voce. Potrebbero rischiare il posto di lavoro. L’iniziativa è giusta. Mi auguro che il manager, giorno 28, regolarizzerà la posizione lavorativa di ognuno di loro. Sono precari solo come definizione. In verità espletano ruoli indispensabili e reggono regolarmente le sorti di molti uffici. La loro assenza si traduce spesso nel blocco di servizi vitali offerti dall’Asp. Da un triennio sono andati in quiescenza altre trenta unità. Sarebbe opportuno, a questo punto, dare certezze a questi lavoratori eliminando la loro posizione di precariato”.

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