“Quella sera non voleva uscire…”, l’omicidio di Orazio Sotti: i fratelli Cilio erano armati?

 
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Gela. “Quella sera aveva deciso di non uscire, era già in pigiama. Fu un suo amico ad insistere”. La ricostruzione dell’indagine. Emergono nuovi particolari dal dibattimento che si sta celebrando a carico dei fratelli Giuseppe e Salvatore Cilio, accusati dell’omicidio dell’allora ventiduenne Orazio Sotti. Il giovanissimo idraulico venne freddato davanti al garage di casa, nella zona di Fondo Iozza. A ricostruire le ore precedenti al delitto sono stati anche alcuni parenti della vittima, sentiti in aula davanti ai giudici della Corte d’assise di Caltanissetta. Nel corso dell’udienza, sono stati ascoltati gli ex gestori di un pub, allora sul lungomare Federico II di Svevia. I testimoni hanno risposto alle domande dei legali di difesa, gli avvocati Salvo Macrì e Luigi Cinquerrui, del pubblico ministero Eugenia Belmonte e dell’avvocato di parte civile Giuseppe Cascino che assiste i familiari di Sotti, costituiti parte civile. L’iter dell’indagine è stata ripercorsa dalla funzionaria di polizia che, insieme ai colleghi dell’aliquota di polizia giudiziaria della procura, ha lavorato sul caso dopo la riapertura avvenuta nel 2011. La prima archiviazione risale al 2003, quando la vicenda sembrava oramai destinata a non trovare soluzione. Orazio Sotti venne ucciso a colpi di pistola nel dicembre di sedici anni fa. Intanto, la difesa degli imputati ha ottenuto di poter esaminare in aula l’ex funzionario della squadra mobile di Caltanissetta Giovanni Giudice. Da quanto emerso, i collaboratori di giustizia esaminati nel corso dell’attività investigativa avrebbero escluso di conoscere particolari relativi all’azione di fuoco messa a segno a Fondo Iozza.

I Cilio avevano a disposizione un’arma? E’ stata una conoscente della giovane che avrebbe intrattenuto una relazione sia con Giuseppe Cilio sia con Orazio Sotti, invece, a confermare che, in alcune occasioni, avrebbe saputo proprio dalla ragazza che Cilio aveva la disponibilità di un’arma. Allo stesso tempo, però, la testimone ha ammesso di non aver dato troppo credito a quelle frasi, spesso ingigantite dalla sua conoscente. Nuovi testimoni verranno sentiti all’udienza del prossimo 1 aprile. 

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