Sicilia e separatismo per ripristinare la dignità di uomini liberi e pensanti

 
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Gela. Parlare della  ricerca della verità del soggetto pensante e interessarsi del passato sconvolge sicuramente

molti uomini pensanti del meridione d’Italia. L’invito che in questo lavoro vogliamo rivolgere agli studiosi è della verità del soggetto pensante che coinvolge l’arte della maieutica e l’ambiente Socratico-Platonico.

Il nostro obiettivo è di mettere in evidenza la condizione socio-economica dello stato del Regno delle Due Sicilie anteriormente al 1860 e dimostrare che la storia scritta dai vincitori è solamente storiografia e cancellazione della realtà storica vera.

Le nostre affermazioni partono da epistemi Aristotelici che portano alla conoscenza certa ed incontrovertibile della realtà storica che ci proponiamo di affrontare.

Su questo argomento non possiamo dare spazio a iniziative individuali che portano i Siciliani a sostenere certe teoria di separatismi, bocciate fin dal 1946 da illustri politici meridionali del periodo. Se si vuole affondare una teoria unitaria, basta proporne un’altra che si sovrappone alla principale. Era la teoria che animava un momento storico Italiano quando i grandi Signori feudali, amavano avere due re, per metterli l’uno contro l’altro e non obbedire a nessuno dei due. Oggi l’obiettivo è ripristinare la nostra dignità storica di uomini liberi e pensanti senza continuare ad essere beffeggiati dai nostri colonizzatori, alla stessa maniera dei popoli asiatici ed africani sfruttati dai colonizzatori Europei.

Ma finalmente, questi popoli hanno ottenuto la possibilità del riscatto e vivono indipendenti dagli stati che per molti anni li hanno trattati come bestie da soma.

Il Regno delle Due Sicilie, fino al 1860 con i Borboni al potere, era il terzo regno del mondo più progredito dopo Francia e Regno Unito per economia cultura e progresso economico e sociale. I salotti della reggia di Napoli e Palermo erano frequentati dagli uomini più illustri dell’epoca settecentesca e ottocentesca.

L’invasione dei predoni Savoia. Con l’invasione dei Savoia tutto precipita, diventiamo poveri ed arretrati, incolti e miseri e chi si oppone alle leggi piemontesi è definito inesorabilmente come brigante. Viene fucilato o internato nelle carceri del nord come Fenestrella a Torino, Castello Sforzeschi a Milano o Genova. Noi meridionali, che fino a quel momento non conoscevamo l’emigrazione, siamo diventati il popolo di ignoranti che con la valigia di cartone si spostava in tutte le parti del mondo e veniva definito con gli appellativi più obbrobriosi che gli uomini del nord, riuscivano a coniare. Vengono chiuse tutte le fabbriche del sud, spostate al nord, per permettere al settentrione d’Italia di crescere industrialmente e crearsi in Europa un posto come stato dei Savoia industriale, avendo operato una rivoluzione industriale senza precedenti per un popolo dominato per tanti anni dal predominio Francese ed Austriaco. Gli Austriaci avevano definito, quella parte dell’Italia, come una semplice espressione geografica. 

Metternich Austriaco. Con la reggia di Caserta e il teatro San Carlo di Napoli, il più antico e prestigiose teatro d’opera del mondo di allora, il Regno delle Due  Sicilie, non aveva rivali in Italia per prestigio e per infrastrutture non era soltanto un popolo dominato dal feudalesimo, come il resto dell’Italia, ma progrediva nel campo industriale senza  il minimo raffronto con gli altri statarelli dell’Italia. Infatti nasce al sud la prima ferrovia, la Napoli –Portici, e le prime industrie ferriere in Italia, con un programma di sviluppo per tutto il meridione.  Questi sono i fatti che desideriamo affrontare nei prossimi lavori, senza altre velleità che di far conoscere agli scettici, o quelli volutamente non informati, come questo popolo viveva prima della dominazione e relativa colonizzazione dei settentrionali, con la monarchia Sabauda.

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