“Argo-Cassiopea”, Moto Civico: “Criteri precisi per ripartire il fondo delle royalties”

 
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Gela. Un criterio preciso per ripartire la quota di royalties che spetterà a Gela, Butera e Licata, alla luce della norma che sarà in discussione all’Ars. Il gruppo di “Moto civico”, attraverso il presidente Filippo Guzzardi, fa una disamina sul tema “Argo- Cassiopea”. “È a dir poco specioso questo reiterare, da parte della classe politica locale, affermazioni approssimative su temi importanti che meritano, invece, di essere trattati con la dovuta attenzione e una puntuale chiarezza. Condizioni quest’ultime necessarie affinché tali tematiche possano essere affrontate, una volta tanto, badando al sodo, se l’interesse perseguito è davvero fare il bene della città e non fare a gara a chi la spara più grossa.Ci riferiamo, nello specifico, alle royalties derivanti dallo sfruttamento dei giacimenti “Argo e Cassiopea” riconosciute dalla Regione siciliana, nella misura del 30 per cento, ai Comuni costieri di Licata, Butera e Gela. Ciò di cui, innanzitutto, dobbiamo essere tutti consapevoli è che le royalties non sono misure compensative. E non è un dettaglio. Compensazioni sono quelle previste dal protocollo 2014 e richiedono per essere attuate, accordi negoziali, almeno bilaterali, tra le parti, – spiega Guzzardi – come per Macchitella lab, ad esempio. Proprio su “Argo-Caassiopea”, compensazioni sono i ristori che la Regione, con 5 milioni, ha già riconosciuto ai pescatori gelesi, buteresi e licatesi per l’impatto dei lavori sulle attività marinare. Le royalties, invece, sono corrispettivi monetari incassati da Stato, Regioni e Comuni, in ragione dell’utilizzo commerciale di un bene pubblico che la società privata ha avuto in concessione. I giacimenti di oli e gas, sia su terraferma che a mare, sono e rimangono di proprietà pubblica. L’azienda privata li coltiva, cioè, in regime di concessione. Di conseguenza, ai sensi dell’articolo 19 del D.Lgs. n. 625/1996, le royalties sono l’aliquota, fissata in termini percentuali, del prodotto della coltivazione dei giacimenti in concessione. Pertanto, siamo di fronte ad un aliquota sulle produzioni di attività private svolte in regime di concessione.Il concessionario, che nel nostro caso è Eni, calcola annualmente l’aliquota delle produzioni di gas e oli ottenute e versa tale gettito alla proprietà pubblica. Per legge nazionale, i soggetti individuati come proprietà pubblica sono lo Stato e le Regioni interessate nel caso di giacimenti a mare (off-shore).  A questi si aggreganoanche i Comuni direttamente coinvolti, in caso di giacimenti su terraferma, on-shore”.

Il tema è ancora aperto. “Più precisamente, per le produzioni di coltivazione di giacimenti a mare, il concessionario versa il gettito delle aliquote, royalties, nella misura del 45 per cento allo Stato e nella misura del 55 per cento alla Regione interessata. Quindi, ad esempio, su 100 milioni di gettito delle royalties, 45 milioni vanno allo Stato, 55 milioni alle Regioni.Per le produzioni di coltivazione di giacimenti su terraferma, in virtù dell’autonomia derivante dallo Statuto speciale, la Regione siciliana gode di competenza esclusiva ed ha stabilito che su un ipotetico gettito di 30 milioni, Eni deve fare un bonifico di 10 milioni alla Regione ed uno di 20 milioni ai Comunei, nel cui territorio insiste il giacimento. Il gettito viene cioè suddiviso per un terzo alla Regione e per due terzi al Comune. Ma ciò vale, lo ribadiamo, solo per le royalties on shore, terraferma, mentre per le royalties off-shore, mare, prevale la disciplina normativa nazionale che esclude dalla torta i Comuni. Per cui, la norma approvata all’Ars che riserva il 30 perc cento delle royalties ai Comuni di Gela, Butera e Licata, trattandosi di giacimenti marini, non si riferisce al gettito totale che Eni verserà, ma si riferisce piuttosto alla quota, 55 per cento, spettante alla Regione siciliana. Ipotizzando un gettito totale dei giacimenti Argo e Cassiopea di 200 milioni, allo Stato spetterebbero 90 milioni, mentre 110 spetterebbero alla Regione la quale, però, di questi 110 milioni riserverebbe il 30 per cento ,cioè 33 milioni di euro, ai Comuni di Gela, Licata e Butera. Eccoci al dunque – conclude Guzzardi – come dividerebbe la giunta regionale, ogni anno, questo 30 per cento ai tre Comuni? La norma regionale non lo specifica e quindi si lascia completa discrezionalità al colore politico del governo di turno nel decidere. E questo non è accettabile. Si stabilisca un criterio oggettivo. Magari di solidarietà, 10 per cento a testa, o di equità in proporzione alla popolazione, 18 per cento a Gela, 9 per cento a Licata, 3 per cento a Butera, o alle porzioni costiere interessate e via di seguito. Ma lo si stabilisca Soprattutto, aggiungiamo, la grande battaglia che andrebbe condotta in maniera bipartisan, è liberare da vincoli di destinazione almeno la metà del gettito delle royalties introitate dai Comuni, sia per le produzioni a mare che su terraferma, perché è proprio nell’utilizzo di queste somme che le royalties si tramutano da corrispettivi monetari ad interventi compensativi. Basterebbe semplicemente scrivere una norma in cui si specifica che i Comuni sono tenuti a destinare tali somme per investimenti, già questo elimina la possibilità di utilizzo per spese correnti, debiti fuori bilancio o altro, sul territorio in cui ricadono i giacimenti, di cui almeno la metà, 50 per cento a garanzia dei diritti costituzionali in materia di salute, ambiente, ecosistemie biodiversità, artt. 9 e 41 Cost.. Il che significa “sviluppo ecosostenibile”. A tal fine sarebbe utile cercare un sponda nei deputati regionali espressi dai collegi di Enna, Ragusa, Siracusa e Messina, territori in cui insistono i giacimenti su terraferma, e fare fronte comune.In definitiva, smettiamola con le proposte campate in aria: va bene premere magari per un raddoppio della quota dal 30 per centi al 60 per cento, ma è essenziale stabilire un criterio oggettivo di ripartizione di tale quota ai tre comuni ed approfittare dell’occasione per scrivere una norma che di fatto assegni il 50 per cento del gettito introitato dai Comuni, alla libera scelta degli stessi sugli investimenti da effettuare in risposta alle esigenze territoriali, nonché vincolando il restante 50 per cento ad interventi mirati ad uno sviluppo ecosostenibile, specie in una fase di transizione energetica come quella che stiamo attraversando”. Secondo Guzzardi , “va da sé che a bilancio verrebbero iscritti due distinti fondi: un fondo royalties per politiche ed investimenti territoriali, infrastrutture, reti e tutto quanto rientri nella programmazione-pianificazione urbanistico-socio-economica del Comune, e un fondo royalties vincolato ad interventi in materia di salute inquinamento atmosferico, catena alimentare, stili e qualità della di vita, emergenze pandemiche, fenomeni e piaghe sociali come la tossicodipendenza, ambiente, risanamento, bonifiche, rinnovabili, ecosistemi e biodiversità, macchia mediterranea, Biviere, fauna marina”. 

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