Idrocarburi sversati da un serbatoio Eni, “avvisai i responsabili degli impianti”

 
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Gela. Furono effettuati tutti gli interventi necessari oppure la fuoriuscita d’idrocarburi dal serbatoio S314 della raffineria Eni di contrada Piana del Signore fu generato da una presunta negligenza dei responsabili degli impianti?

Di quei fatti, sono chiamati a rispondere in giudizio l’attuale amministratore delegato di raffineria Bernardo Casa insieme ai tecnici Salvatore Lo Sardo, Paolo Di Maio e Giuseppe Torrisi: tra gli imputati figura la stessa raffineria.
Nel corso dell’ultima udienza svoltasi davanti al giudice Domenico Stilo, si sono susseguite le testimonianze rese da quattro operatori in servizio, nel luglio di tre anni fa, nell’area del parco generale serbatoi. Hanno risposto alle domande poste dal pubblico ministero Lara Seccacini.
“Dei gocciolamenti da una delle linee del serbatoio – ha spiegato uno di loro – avvisai Lo Sardo, Torrisi e Di Maio attraverso una mail. Erano loro i responsabili di quel settore. Non so, però, se gli interventi successivi furono effettuati o meno”.
Il serbatoio venne posto sotto sequestro due mesi dopo a seguito di una serie di accertamenti effettuati dai militari della capitaneria di porto. Stando alle accuse, in diverse occasioni si sarebbero verificate perdite d’idrocarburi dal serbatoio finito al centro degli approfondimenti, con il rischio di compromettere il sottosuolo circostante. Il pool di avvocati che assiste gli imputati, invece, esclude qualsiasi forma di negligenza.
Gli interventi per bloccare le perdite, quindi, sarebbero stati effettuati secondo le modalità previste.
Nel giudizio, si sono costituiti parte civile sia l’ente comunale che quello provinciale oltre alle associazioni Aria Nuova e Amici della Terra, rappresentate dagli avvocati Joseph Donegani e Antonino Ficarra, e al ministero dell’ambiente. Gli imputati dovrebbero essere sentiti nel corso della prossima udienza fissata per il 26 giugno.

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