Inchiesta Rsa, Mauro respinge le accuse: “Non ci fu mai corruzione per l’accreditamento”

 
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L'ex direttore generale del Comune Renato Mauro

Gela. Proseguirà ancora l’esame dell’ingegnere Renato Mauro, che già questa mattina ha riposto alle domande del pm Luigi Lo Valvo e del suo legale di fiducia, l’avvocato Giacomo Ventura. L’ex direttore generale del Comune è a processo, per i fatti dell’inchiesta sulla Rsa Caposoprano. L’ex dirigente di Palazzo di Città ha respinto ogni addebito. Tra gli altri punti toccati, ha negato totalmente di aver mai fatto pressioni su un dirigente dell’ente, affinché rilasciasse l’agibilità per la struttura dell’ex albergo “Caposoprano”, poi convertita a residenza sanitaria assistita. In base alle accuse, avrebbe insistito, facendo leva sulla sua carica di direttore generale, affinché venisse rilasciato il provvedimento di agibilità, avendo al contempo interessi nella compagine societaria che poi ha dato vita all’attuale Rsa. “Con quella nota – ha invece ribattuto Mauro – segnalai che la presenza di un abuso edilizio non poteva bloccare il rilascio dell’agibilità”. Questo, secondo la sua versione, contestò, con note, all’allora dirigente Giovanni Costa (attuale assessore). L’esame si è concentrato, inoltre, sugli aspetti dell’accreditamento con la Regione, che divenne fondamentale per far decollare il progetto della Rsa. Per gli investigatori, anche in questo caso, ci sarebbero state delle presunte irregolarità. Mauro, sui particolari della struttura dell’ex albergo, ha ricordato che in quella fase c’erano da apportare solo “modifiche minime”. “Il vero problema – ha continuato – riguardava l’assenza della Scia”. Il confronto verbale tra l’ingegnere e il pm Lo Valvo (che sta seguendo l’intera istruttoria dibattimentale) è stato piuttosto serrato. L’imputato ha negato che ad un certo punto ci fosse stata la volontà di estromettere dalla compagine societaria un altro imputato, l’imprenditore Isidoro Bracchitta. Il pm ha fatto riferimento al contenuto di alcune intercettazioni telefoniche. Mauro, invece, è ritornato sui primi approcci per tentare la via dell’investimento sull’ex albergo “Caposoprano”. Ha anche precisato che fu seguita la strada di una gestione della struttura, affidata ad una società diversa da quella proprietaria (la Sst srl). La procura ritiene che per avviare la residenza sanitaria assistita e ottenere l’accreditamento regionale, ci furono degli illeciti. Il pm ha posto una serie di domande su una delle contestazioni più pesanti, quella di corruzione. Così, in aula, è ritornato il tema di una cesta “di vini pregiati” che pare fosse destinata ad uno dei responsabili di Asp, che si occupò del caso della Rsa Caposoprano, Calogero Buttiglieri. “Non si trattò di una cesta di vini pregiati – ha proseguito Mauro – c’erano solo una colomba e un uovo pasquale. Non superava il valore economico che è previsto da una direttiva sui funzionari pubblici. Aveva un valore di circa duecento euro. In realtà, quella cesta non arrivò mai a Buttiglieri. Era un gesto di riconoscenza, peraltro con le procedure che erano già state chiuse”. Per gli inquirenti, invece, proverebbe l’esistenza di un presunto accordo corruttivo. Anche sui rapporti con un’altra responsabile Asp, Luigia Drogo, Mauro ha respinto ogni sospetto. “E’ vero, ci fu un pranzo in un ristorante di Caltanissetta – ha aggiunto – ma la dottoressa Drogo pretese di pagare. Non parlammo mai di assumere il figlio, che già lavorava”.

L’ingegnere, rispondendo alle domande della difesa, ha precisato che la società Eurobic, che fondò e della quale è stato amministratore, non ebbe mai legami con l’investimento sull’ex albergo Caposoprano. Per la difesa, non ci fu mai un conflitto di interessi, riferibile al ruolo dirigenziale ricoperto in Comune dall’ingegnere e all’attività imprenditoriale nella sanità privata. Oltre all’ex direttore generale del Comune, sono a processo Sandra Bennici, Salvatore Lombardo, Giuseppe Fava, Davide Giordano, Raffaella Galanti, Donato Fidone, Michele Burgio, Sebastiano Macchiarella e Gaetano La Bella. Asp e Comune sono invece parti civili, con i legali Giacomo Butera e Gabriella Ganci. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Antonio Gagliano, Maurizio Cannizzo, Joseph Donegani, Emanuele Maganuco, Rocco La Placa, Rosario Giordano, Michele Aliotta, Rocco La Placa, Davide Anzalone, Rocco Guarnaccia, Alfredo D’Aparo e Giuseppe Cammalleri.

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