Testa d’agnello mozzata nell’abitazione di una famiglia, caso in giudizio

 
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Gela. La decisione del giudice dovrebbe arrivare ad inizio settembre. Si dovrà pronunciare su un operaio quarantenne che avrebbe collocato una testa d’agnello mozzata nel balcone dell’abitazione di un nucleo familiare, che vive a Caposoprano. Chi abita nell’immobile ha spiegato di aver scoperto la testa d’agnello proprio accedendo al balcone della propria abitazione. Per la procura, si sarebbe trattato di una minaccia. All’imputato, difeso dall’avvocato Joseph Donegani, gli investigatori arrivarono analizzando le immagini dei sistemi di videosorveglianza privata. Uno dei testimoni, che vive in quell’abitazione, in aula ha spiegato che con l’imputato, anche prima di quei fatti, non c’erano mai stati veri rapporti di conoscenza. “Insieme a mia moglie – ha detto – lo incontrammo per la prima volta anni prima, ad una festa. Ma da allora non ci furono altri rapporti. Ogni tanto, ci capitava di vederlo in giro ma nient’altro”. In base a quanto ha riferito, rispondendo alle domande del pm Sonia Tramontana e della difesa, non ci sarebbero mai state ragioni d’astio tali da giustificare un’azione di quel tipo.

“Non fu per nulla una cosa piacevole”, ha aggiunto. La difesa ha posto una serie di domande, anche per approfondire ulteriormente eventuali rapporti tra l’imputato e il nucleo familiare che vive nell’appartamento dove venne trovata la testa d’agnello mozzata. Le immagini video confermerebbero che ad agire fu l’imputato.

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