Un giro d’estorsioni per mettere a posto gli imprenditori, ritorna in aula il collaboratore Ferracane

 
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Gela. Condannato a dodici anni di reclusione, nel novembre di un anno fa, per aver fatto parte del gruppo di cosa nostra e aver avuto un ruolo in una serie di messe a posto, anche quella ai danni del gruppo imprenditoriale Migliore.

Si ritorna dai giudici. Il caso del collaboratore di giustizia Fortunato Ferracane è tornato davanti ai giudici, questa volta a quelli della Corte d’assise d’appello di Catania. I magistrati romani di cassazione, negli scorsi mesi, hanno parzialmente annullato la sentenza di condanna emessa dalla Corte d’assise d’appello di Caltanissetta. In sostanza, la condanna a dodici anni deve essere rideterminata. Ci sarebbe stato un errore nel calcolo. Una linea portata avanti dal difensore di fiducia dell’ex vertice di cosa nostra, l’avvocato Angelo Tornabene. Gli imprenditori presi di mira dal clan, invece, si erano già costituiti parte civile con l’avvocato Maurizio Scicolone. Ferracane venne anche accusato di essere al centro di un vasto giro di droga organizzato proprio da cosa nostra.

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