Uno “sgarro” all’ombra dei clan, il tentato omicidio di via Tucidide: chiuse le indagini su due minori

 
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Gela. Una vera e propria spedizione punitiva per vendicare uno sgarro lavorativo.

La vittima rimase in coma. Ci sarebbe questo, almeno stando ai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta che per primi avviarono le indagini, dietro al tentato omicidio di un presunto affiliato al gruppo della famiglia Emmanuello. A circa sedici anni da quei fatti, i magistrati della procura minorile nissena hanno chiuso le indagini nei confronti di due giovani, all’epoca ancora minorenni. Sono accusati, appunto, di aver partecipato alla spedizione punitiva scattata nella zona di via Tucidide e del relativo tentato omicidio. La vittima rimase a terra, priva di sensi, e finì in coma per diversi giorni. In base alle ricostruzioni condotte dagli inquirenti, l’aggressione venne organizzata dopo che l’uomo preso di mira non avrebbe pagato alcuni lavori eseguiti su suo mandato. Venne accerchiato da diversi giovani e non ebbe alcuna possibilità di reagire. Adesso, i magistrati nisseni hanno chiuso le indagini nei confronti dei due giovani. Le difese, compreso l’avvocato Ivan Bellanti, attendono le decisioni della procura rispetto all’eventuale richiesta di rinvio a giudizio.

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