Vertice in prefettura, sì di Eni all’impiego di operai all’estero: per Elettroclima rimane solo la cassa integrazione

 
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Gela. Tutti davanti al prefetto di Caltanissetta Maria Teresa Cucinotta. Le parti in prefettura. Il caso Eni è sbarcato nuovamente fra i tavoli nisseni della prefettura. Solo poche ore prima, un sit in degli operai Elettroclima aveva alzato la tensione. I lavoratori rischiano il licenziamento qualora non si riuscisse ad attivare la cassa integrazione in deroga. Per fare questo, però, è necessario che arrivino commesse di lavoro. Davanti al prefetto, questa mattina, si sono presentati i vertici di raffineria, quelli di Legacoop e Confindustria, i sindacati confederali. Eni, anche per il tramite dell’amministratore delegato di raffineria Alfredo Barbaro, ha confermato che i primi cantieri per la green refinery potrebbero partire già a gennaio. Le incognite, rispetto al protocollo del novembre di un anno fa, però, si chiamano autorizzazioni e, soprattutto, ricorso al Consiglio di stato contro i progetti di esplorazione e trivellazione in mare.

L’impiego degli operai dell’indotto all’estero. Davanti agli esponenti di Legacoop e Confindustria, Giovanni Salsetta e Rosario Amarù, si è ribadita la possibilità dell’utilizzo di operai dell’indotto nei cantieri Eni all’estero. Un’ipotesi emersa negli scorsi mesi che, però, deve ancora concretizzarsi. Al vertice, erano presenti i confederali Ignazio Giudice ed Emanuele Gallo oltre ai rappresentanti di Uil e Ugl. L’avvio dei primi cantieri della green refinery potrebbe assicurare l’impiego di lavoratori dell’indotto, anche se le prospettive numeriche difficilmente potranno essere uguali a quelle precedenti al progetto green refinery. La fase d’ingegnerizzazione prosegue, compresa quella per la realizzazione della piattaforma Prezioso K. Il punto di vista del’amministrazione comunale, con il vice sidnaco Simone Siciliano, apapre piuttosto chiaro. L’avvio dei lavori deve essere accelerato. La vertenza indotto, quindi, appare tutt’altro che risolta.  

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