Asp, Caltagirone firma la conferma di Santino: avviso “aperto” per anestesisti e rianimatori

 
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Caltagirone e Santino

Gela. Lo stato generale dell’ospedale “Vittorio Emanuele”, come abbiamo riferito in questi giorni, è in costante declino, con reparti al collasso e pochissimo personale. Ieri, il sindaco Lucio Greco ha parlato di una “gestione fallimentare” che continua a dislocare risorse nel nord della provincia senza prendere in considerazione le esigenze del sud del territorio. Praticamente dall’inizio della pandemia, il management Asp annuncia piani di rafforzamento che ad oggi non hanno prodotto nulla mentre i pazienti continuano ad essere trasferiti in altre strutture dell’isola. Il governo regionale, sul finire dello scorso anno, ha confermato tutti i manager della sanità regionale, compreso quello dell’Asp di Caltanissetta, Alessandro Caltagirone, adesso commissario straordinario. Nei suoi confronti si sono concentrate tante contestazioni e a livello cittadino la linea assunta dall’Azienda sanitaria non trova alcun riscontro, mentre le polemiche montano. Asp però mantiene la continuità e tra i primi atti del commissario straordinario è arrivato quello di proroga, fino al prossimo giugno, dell’incarico del direttore sanitario, Marcella Santino. Scelta di “natura fiduciaria”, così precisa Caltagirone nel provvedimento di proroga dell’incarico. Il manager ribadisce la scelta già fatta quattro anni fa. Il vertice di Asp non cambia, anche se i risultati gestionali, in città e in tanti centri del sud della provincia, non si vedono per nulla.

Una gestione che ha già ottenuto ampio mandato dal governo regionale Schifani, anche in questo caso in continuità politica con il predecessore Musumeci. Le carenze sono enormi e proprio Caltagirone, negli ultimi giorni, ha dato il via libera ad un avviso per l’affidamento di incarichi di natura “libero-professionale” alla ricerca di anestesisti e rianimatori. Le procedure aperte in precedenza non hanno dato grandi esiti e ora Asp si affida ad un avviso “aperto” senza rapporti di lavoro a tempo indeterminato ma da mantenere fino a quando non saranno superate “le gravi carenze e criticità” ammesse proprio dai vertici dell’Azienda sanitaria.

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