Biviere, “incendio doloso poteva bruciare tutta la Riserva”: distrutta macchia mediterranea

 
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Gela. “Un incendio doloso partito con molta probabilità da un terreno privato all’interno della Riserva. Poteva bruciare l’intera zona”. Emilio Giudice, responsabile dell’area protetta, ieri insieme agli operatori e a tre squadre dei vigili del fuoco, è stato impegnato per ore nel tentativo di non fare propagare il rogo. Solo a tarda sera le fiamme si sono fermate. “Pensiamo che siano stati bruciati almeno tra i venticinque e i trenta ettari. La stima complessiva la faremo a breve. Purtroppo, l’incendio si è concentrato in un punto dove la macchia mediterranea era cresciuta anche perché non c’erano roghi da almeno un ventennio. Ci vorranno non meno di dieci anni per rivederla”. Il primo contatto con il corpo forestale ha dato esito negativo. “Non è intervenuto”, dice ancora Giudice. “Dobbiamo invece ringraziare i vigili del fuoco che hanno assicurato un intervento efficiente con tre squadre – continua – a sera inoltrata sono stati capaci anche di usare la tecnica del fuoco contro fuoco, che di fatto non ha più dato possibilità all’incendio di propagarsi. Purtroppo, i vigili non hanno mezzi pesanti che possano accedere ad aree più impervie. Questi mezzi sono a disposizione del corpo forestale che sul territorio non c’è o comunque ha pochissime unità”.

Il forte vento ha fatto arrivare lapilli in altri terreni e le fiamme si sono man mano autoalimentate. Gli operatori della Riserva predispongono fasce parafuoco ma il vento ha reso tutto molto difficile. Le fiamme hanno avuto possibilità di ulteriore sviluppo su terreni resi secchi dall’assenza di piogge. I carabinieri sono pervenuti sul posto, dato che il rogo rischiava di arrivare in strada. È la Riserva stessa a farsi carico di realizzare fasce parafuoco, con fondi che vengono di fatto stornati da quelli che prevengono dalla Regione. “Ormai da anni – precisa Giudice – non abbiamo più fondi dalla Regione per le fasce parafuoco e per questo tipo di prevenzione”. Il responsabile della Riserva è certo che anche questa volta dietro a quanto accaduto ci sia la mano umana. “Non conosco incendi che si sviluppano da soli, sono assai rari – conclude – qualcuno ha appiccato il fuoco. Sono fatti gravi. È un reato che prevede pene pesanti. Qualcuno evidentemente si ritiene immune da tutto questo e agisce in questo modo”. Nel recente passato, non sono mancati altri incendi di questo tipo e i danni sono rilevanti in una delle poche aree protette della zona.

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