“Contratto con Tekra non poteva essere rinnovato”, ex dirigente: “Messinese mi chiese di verificare”

 
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Gela. Un rinnovo contrattuale “che non poteva essere autorizzato perché il bando prevedeva un affidamento solo per sei mesi” e altri profili anomali. Furono le conclusioni alle quali giunse l’ex dirigente comunale Grazia Cosentino, alla quale l’allora sindaco Domenico Messinese affidò approfondimenti sul servizio rifiuti portato avanti dalla società campana Tekra. “Inserii tutto in una relazione che ho redatto sulla base degli atti che mi furono messi a disposizione”, ha precisato l’ex dirigente municipale che oggi è nei ranghi tecnici di Impianti Srr, la società in house che si occupa del servizio e della gestione della piattaforma di Timpazzo. E’ stata sentita, questa mattina, davanti al collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore (a latere Eva Nicastro e Martina Scuderoni). Ha risposto alle domande del pm Mario Calabrese e a quelle dei legali di difesa degli imputati. A processo, ci sono due ex sindaci, l’allora commissario liquidatore dell’Ato Cl2, dirigenti e funzionari comunali oltre agli imprenditori di Tekra. Il dibattimento riguarda Domenico Messinese, Angelo Fasulo, Giuseppe Panebianco, Alessio Balestrieri, Antonio Balestrieri e Maria Cerasuolo, Andrea Dal Canton, l’allora dirigente comunale Patrizia Zanone, l’ex direttore per l’esecuzione del contratto Valter Cosentino e la dirigente Concetta Meli, già in servizio all’Ato rifiuti. Per la procura, il contratto stipulato tra l’azienda e Palazzo di Città sarebbe stato strutturato prevedendo condizioni di favore per gli imprenditori. Ci sarebbero stati servizi fatturati ma non eseguiti. Cosentino ha citato più volte quello dello spazzamento delle strade. “Non mi furono mai consegnate le planimetrie per valutare i percorsi che venivano coperti”, ha spiegato. Per la procura, sono da valutare anche i servizi aggiuntivi, non previsti nel capitolato d’appalto. L’ex dirigente si è soffermata inoltre su divergenze che ebbe con un altro ex dirigente dell’ente, la dottoressa Patrizia Zanone. Come ha ricordato il pm, emerse il sospetto di parzialità della stessa Zanone verso Tekra. “Ricordo che nel corso di un tavolo tecnico convocato proprio in municipio sul servizio rifiuti – ha detto Cosentino – ad un certo punto chiesi se il dirigente Zanone lavorava per l’ente comunale oppure per Tekra”. Nel corso della sua testimonianza, ha sottolineato presunte incongruenze sui cassonetti che in quella fase si apprestavano ad essere eliminati. “Si doveva procedere gradualmente e invece vennero rimossi subito – ha continuato – chiesi dove fossero finiti, dato che erano di proprietà del Comune o di Ato. Mi venne riferito che una parte era stata danneggiata da un incendio e un’altra invece era stata condotta alla distruzione perché non più conforme. Richiesi che mi venissero fornite le denunce per i danneggiamenti e il formulario per quelli che vennero distrutti perché non più conformi. Non ricevetti quella documentazione”. Nel corso del lungo esame, ci sono state indicazioni su atti del servizio che spesso venivano siglati da un dipendente, poi deceduto, “che era in fascia b”. E’ stato inoltre vagliato l’aspetto della proposta migliorativa che venne redatta sempre per il servizio di Tekra ma anche quello dei decreti ingiuntivi non opposti dal municipio.

Il testimone ha ricordato che quando arrivò al settore ambiente “erano già state espletate quattro o cinque gare andate tutte deserte”, aggiungendo di aver più volte avallato sanzioni per il servizio rifiuti che avrebbe però voluto conteggiare solo a conclusione del contratto, “per impedire ritardi nei pagamenti che avrebbero inciso sui lavoratori”. Le difese non hanno trascurato il fatto che proprio in quella fase, ci furono diverse emergenze con la rimozione dei cumuli che intanto si formavano in strada, anche subito dopo l’avvio della raccolta senza cassonetti. Soprattutto i legali dell’ex dirigente Zanone e quelli degli imprenditori di Tekra, si sono soffermati sui periodi di avvio del servizio da parte dell’azienda campana ma anche sul fatto che la relazione richiesta da Messinese venne redatta in assenza di documenti che comunque risultano regolarmente. “Li produrremo”, è stato riferito da uno dei legali dei responsabili della società campana. Per i difensori di tutti gli imputati, non ci furono irregolarità o presunti accordi per favorire l’azienda, che ancora oggi svolge le attività in proroga. Un funzionario comunale, chiamato a sua volta a testimoniare, si è invece avvalso della facoltà di non rispondere. I legali degli imputati hanno indicato la sussistenza di procedimenti a suo carico ancora in corso, anche sul servizio rifiuti, e un rapporto di parentela con l’ex commissario Ato. Il Comune è parte civile, con l’avvocato Francesco Salsetta. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Antonio Gagliano, Flavio Sinatra, Rocco La Placa, Sinuhe Curcuraci, Salvatore Morreale, Franca Gennuso, Venere Salafia e Giuseppe D’Alessandro.

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