Donna morì, era stata in cura al “Vittorio Emanuele”: in aula i consulenti delle parti

 
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Gela. Le richieste della procura e le conclusioni delle parti sono previste per il prossimo aprile, davanti al giudice Miriam D’Amore. Sei anni fa, una trentenne perse la vita. Era stata in cura all’ospedale “Vittorio Emanuele” per poi essere trasferita a Palermo. In base alle contestazioni, il decesso sarebbe stato lo sviluppo finale di presunti errori sanitari. In giornata, è stata la volta dei consulenti di parte, sia della difesa che delle parti civili (rappresentano i familiari della donna morta). Le contestazioni vengono mosse a Rita Zinna e Domenica Romano che si occuparono del caso. Per i difensori, facendo leva anche sulle conclusioni della consulenza di parte, non ci sarebbero legami di nessun tipo tra quanto accaduto e l’attività svolta dalle imputate. Pure su un piano temporale viene esclusa una consequenzialità. Il giudice dispose una perizia ulteriore, proprio per approfondire il caso. I familiari, parti civili nel procedimento, sono assistiti dagli avvocati Francesco Enia, Lia Comandatore e Maurizio Cannizzo. Secondo la loro linea, ci sarebbero state invece delle possibili omissioni nella valutazione del quadro complessivo della donna.

Per due medici, a loro volta coinvolti nell’indagine, arrivò l’assoluzione decisa dal gup, al termine del giudizio abbreviato. E’ stato comunque presentato appello. Le imputate, che rispondono alle contestazioni davanti al giudice D’Amore, sono invece rappresentate dai legali Antonio Gagliano e Rocco Guarnaccia.

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