E Saro se ne va… dalla cancellazione delle province al No Muos, Si Muos, cosa lascia Crocetta

 
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Palermo.  L’uscita di scena potrebbe essere teatrale, come si addice al personaggio.

Rosario Crocetta pronto a fare un passo indietro. Lascia campo libero a Micari. Lascia la corsa alla presidenza bis. Merito del buon Matteo, che da padre di famiglia lo ha convinto a lasciar perdere (dietro promessa di un tranquillo svernamento al Senato?”.

E Saro, che appena pochi giorni fa aveva annunciato di essere un “combattente e di voler morire (politicamente) sul campo di battaglia”, oggi è pronto ad annunciare l’alzata della bandiera bianca.

Strano, visto che fino a due giorni fa i suoi fedelissimi erano in giro a catechizzare i suoi stessi concittadini. Dovranno rassegnarsi e farsene una ragione. La cuccagna sta per concludersi. Chissà quanti di loro, dopo l’esperienza accanto al presidentissimo, gli rimarranno fedeli, amici oltre gli incarichi.

“Mi prendo 18 ore per sentire i miei”, ha detto ieri sera Saro all’Ansa aggiungendo “Non sono uno che sfascia tutto”. Manderà allo sbaraglio i suoi con una lista del Megafono che sosterrà il rettore Fabrizio Micari pur sottolineando di rimanere nel Pd.

Voglio passare alla storia come il primo esponente che viene dalla storia del Pci che ha vinto le elezioni in Sicilia, non come colui che l’ha fatte perdere. Oggi discuterò con i miei, perché non decido da solo – ha aggiunto, spiegando di non aver “negoziato nulla, nessun ticket” per ritirare la candidatura e sostenere con il Pd Micari.  

Ma Rosario passerà alla storia anche come il presidente che ha cambiato 47  assessori, che ha detto prima No Muos per poi dire Sì Muos, come colui che ha cancellato le province con ospitate illustri da Giletti a Rai Uno grazie al suo curatore d’immagine Klaus Davi, riportate poi in vita come la tela di Penelope. Senza dimenticare l’utilizzo di un pontile ancora inagibile per improbabili navi turistiche.

I gelesi sono arrabbiati con lui, inutile negarlo. Si aspettavano che in cinque anni riuscisse ad avviare i lavori per il porto (non quelli del fosso), evitasse il collasso del sistema dighe in agricoltura, impedisse a mamma Eni di chiudere la raffinazione senza obblighi di bonifica massiccia ma più di facciata, migliorasse la viabilità (quantomeno la Gela-Catania o la sistemazione della Gela-Comiso per raggiungere l’aeroporto). Non parliamo di Agroverde perchè si sono spesi fiumi di parole…

Il rischio concreto è che ci si ricorderà di Saro come del presidente delle occasioni perdute. Per Gela e per i suoi cittadini.

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