Eni conferma il progetto green refinery, “tempi rispettati”: concluso il confronto con i sindacati

 
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Gela. Per i manager di raffineria, il processo che dovrebbe condurre all’avvio della produzione green procede secondo i cronoprogrammi originari.

Le integrazioni chieste dal ministero. E’ quanto emerge dal vertice tenutosi fra responsabili della fabbrica di contrada Piana del Signore e segretari dei chimici di Filctem, Femca e Uiltec. Un incontro che, nelle scorse settimane, era stato chiesto proprio dalle sigle sindacali. Entro fine mese, stando a quanto emerge, dovrebbero iniziare i primi sopralluoghi, preliminari ai lavori di costruzione dell’impianto steam reforming, una sorta di cuore pulsante per i sistemi della nuova green refinery Eni. L’appalto è già stato assegnato alla Foster Wheeler. Prima che si avviino i lavori, però, sarà necessario il via libera ministeriale, con il rilascio di un provvedimento di non assoggettabilità a valutazione d’impatto ambientale. Anche la fase di acquisizione dei materiali sarebbe praticamente completata così come quella di smontaggio degli impianti non più necessari nel processo produttivo della green refinery. Davanti ai segretari Gaetano Catania, Francesco Emiliani e Maurizio Castania, i manager Eni hanno inoltre confermato di aver già integrato la documentazione richiesta a livello ministeriale sotto il profilo dell’autorizzazione integrata ambientale. A questo punto, si attenderebbe solo una risposta dai tecnici del ministero dell’ambiente. “Il quadro generale sembrerebbe positivo – dice il segretario provinciale della Femca Cisl Francesco Emiliani – gli unici inconvenienti, come è spesso capitato in questo sito industriale, sono legati alle continue richieste autorizzative e d’integrazione”. Di certo, sembra tutt’altro che risolta la questione dell’indotto che, nonostante i cronoprogrammi descritti dai manager Eni, sembra non poter più trovare grande spazio nel processo produttivo green, con tutte le ricadute occupazionali del caso. Già da mesi, decine di operai sono rimasti fuori dalla fabbrica di contrada Piana del Signore.

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