Ex discarica industriale Cipolla, Regione autorizza la caratteriazione ambientale dell’intera area

 
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L'ex discarica industriale Cipolla mai bonificata

Gela. Gli stanziamenti, anche piuttosto ingenti, risalgono ad accordi con ministero e Regione. Sono però trascorsi non meno di quattro anni dalla formalizzazione di quelle intese e si sono mossi pochi passi per gli interventi di messa in sicurezza di una delle ex discariche industriali, ribattezzata Cipolla. In passato, venne usata per stoccare scarti e sostanze pericolose del ciclo industriale. Non si è mai sviluppato un piano generale di bonifica, che sicuramente richiederebbe risorse ben maggiori rispetto ai dieci milioni di euro della messa in sicurezza. Anche su quest’ultimo ambito, però, ci sono voluti anni prima che si attivassero procedure concrete. Il dipartimento regionale acqua e rifiuti ha appena emesso un provvedimento che autorizza le attività di caratterizzazione  ambientale dell’intero sito della discarica, nella zona di Piana del Signore. Se ne occuperà una società specializzata che ha ottenuto l’incarico dal rup del procedimento. Il Comune, inizialmente indicato come soggetto attuatore che avrebbe dovuto coordinare tutte le procedure, rinunciò per mancanza di personale da destinare ad interventi così complessi. Una prima caratterizzazione era stata effettuata, in passato. Si pone l’esigenza di avere riscontri aggiornati. Gli accertamenti condotti, in verifiche precedenti, confermarono l’assenza di impermeabilizzazione e di fatto il sottosuolo sarebbe compromesso, in aree che per diverso tempo sono rimaste del tutto accessibili, pure al pascolo. Una recinzione è stata collocata in anni recenti e spetta alla Regione cercare di finalizzare le attività, a partire dalla caratterizzazione, per evitare che i fondi da oltre dieci milioni di euro possano andare incontro alla scure della revoca. Cipolla è una delle aree più compromesse a seguito delle attività di smaltimento del passato.

Somme furono autorizzate ancora per un altro sito, quello di Marabusca. La normativa in materia stabilisce obblighi di messa in sicurezza e bonifica, in capo a chi ebbe la proprietà dell’area. La ditta andò incontro al fallimento e solo lo Stato, in questo caso con ministero e Regione, può imbastire un progetto, anzitutto per limitare l’incidenza della contaminazione.

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