Fiume Gela, cosa finì nelle acque in estate? Scicolone, “ancora oggi aspettiamo la verità”

 
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Gela. L’allarme generalizzato che si diffuse in piena estate si è smorzato ma rimangono ancora tanti dubbi su ciò che viene sversato lungo il fiume Gela. Per Paolo Scicolone di “Gran Sicilia”, non sono arrivate indicazioni utili né da Arpa né dalla Capitaneria di porto. “Era il 14 agosto, E’ stato segnalato alla Capitaneria di porto un fenomeno di inquinamento del fiume Gela, con acqua nera e maleodorante proveniente dall’area industriale. E’ stato chiesto dal militare che ci ha risposto di inviare foto tramite email all’indirizzo della Capitaneria ed è stato immediatamente fatto. Veniva riferito che sarebbero stati fatti immediati sopralluoghi. La notizia è stata divulgata da stampa locale. Non avendo avuto alcun riscontro – dice – un mese dopo, il 14 settembre, abbiamo inviato Pec alla Capitaneria chiedendo copia dei verbali di campionamento e dei riscontri analitici. La stessa cosa è stata fatta da alcune associazioni ambientaliste, “Aria Nuova” e “Amici della Terra”. La risposta non ha per nulla convinto. Si faceva richiamo, peraltro, anche “all’annoso problema, già noto alle istituzioni competenti, della mancata pulizia della vegetazione dell’alveo fluviale, fattispecie che non consente un idoneo censimento degli scarichi insistenti lungo il letto del fiume”. Secondo Scicolone, “Un mese dopo non si sapeva ancora nulla”.

“Quella chiazza può essere qualunque cosa, potrebbe essere sostanza che può portare danni alla salute, al mare, alle derrate alimentari, ai pesci. Nessuna premura. Motivazione? Origine ignota e impossibilità di individuare gli scarichi della zona industriale. Cioè, non si sa dove sono gli scarichi e quanti sono. Impossibile monitorare e controllare. La cosa bella è che il 9 ottobre l’Arpa comunica alle associazioni che il 16 agosto, due giorni dopo l’evento, sono andati a fare un sopralluogo e non si rilevava “all’esame visivo criticità igienico sanitarie degne di nota”. Due giorni dopo ci sono andati e non hanno visto nulla. Di fatto, di ciò che abbiamo chiesto, verbali di campionamento e analisi dei campioni, nessuna traccia. Non ce li hanno mandati. Ma conviene ancora affidarsi ad istituzioni e enti di controllo? Ad oggi, tre mesi dopo, non sappiamo cosa è arrivato nei nostri mari, da dove proveniva e quali effetti possono esserci stati”, conclude.

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