“Gela in miniatura” e politici lillipuziani

 
0

Gela. Avevo già visitato “Gela in miniatura” e ne avevo tratto un’ottima impressione, soprattutto per aver constatato come si possa amare la propria città e la storia millenaria che la caratterizza. Gela in miniatura è un manufatto alla sua memoria e alle sue origini, dalle quali non molti hanno saputo trarre ispirazione e linfa perché passato e futuro costituissero gli elementi inscindibili di una visione nuova e moderna della città. Giuseppe Cannizzaro, imprenditore illuminato, non ha certo lesinato fatica, impegno e denaro pur di vedere “sintetizzati” i simboli più evidenti e peculiari della città. Vedi raffigurati, in quello che Cannizzaro ha chiamato “Viale della memoria”, tanti personaggi che hanno inciso nei secoli, con la propria opera e ingegno, sulla vita e sui costumi della città. Parliamo di Gelone, Eschilo, Archestrato, Euclide, Federico II, Don Carlo d’Aragona Tagliavia duca di Terranova, Alessandro Mallia Barone di Terranova, Anna Giovanna Pignatelli di Roviano, George Smith Patton generale USA, gli arcinoti Enrico Mattei e Salvatore Aldisio, tutte pregevoli sculture del gelese Roberto Tascone, con i relativi pannelli che, ri-sottolineiamo, ne descrivono efficacemente la vita e il genio. Arricchito di 1700 piante di 65 specie diverse, (tra le quali spiccano la Kalanchoe e le rose del Madagascar, nonché una spettacolare agave imperiale posta all’ingresso), il sito ospita (dovremmo dire che vi sono incastonati), i simboli di Gela, imitazione perfetta in scala degli originali dislocati in vari punti della città: la colonna dorica in scala 1 su 2, il Castelluccio in scala 1 su 4, la Torre di Manfria in scala 1 su 3, le Mura Timoleontee in scala 1 su 4, mentre si erge in tutta la sua altezza e bellezza la statua di Cerere che ho voluto citare per ultima per una ragione che, credo, valga la pena conoscere. Non si tratta di un’imitazione della statua bronzea che fa sfoggio di sé in Piazza Umberto, ma di un’opera originale come la prima, perché è venuta fuori dal calco originale che si trovava ancora nel laboratorio del grande maestro-scultore di Bagheria Silvestre Cuffaro, da tempo ormai passato a miglior vita, e che il figlio, già in avanzato stato di età, ha voluto farci dono che, per gratitudine, delicatezza e riconoscenza, abbiamo voluto poi restituire. Il resto lo hanno fatto le abili mani dello scultore gelese Graziano Tascone. Sarà stato l’effetto carezzevole dei raggi del sole che cominciava a tramontare, ma mi è sembrata decisamente più bella di quella di Piazza Umberto: composta con polvere di marmo e rivestita di bronzo, è una vera delizia per gli occhi! Ma i momenti della storia di Gela sono punteggiati da reperti originali come il sommergibile maialino, potremmo anche dire tascabile, utilizzato strategicamente per arrecare danno alle navi nemiche facendole esplodere. Sono allineate, inoltre, una cucina da campo originale recuperata rocambolescamente tra le campagne del centro della Sicilia; e poi la prima campagnola italiana e una jeep americana. E poi ancora un cannone e una mitragliatrice addossate ad un bunker fedelmente ricostruito. Per ultima, in senso temporale, è comparsa anche una originale pompa petrolifera, un autentico pezzo di archeologia industriale che ci ricorda un segmento della nostra storia recente, dono del Presidente della raffineria di Gela, Francesco Franchi, dopo la sua meravigliata visita al sito in questione. A breve verrà issata anche una stele che ricorda lo sbarco degli Alleati a Gela e verranno, a mo’ di pinacoteca, appese 100 spettacolari e di dimensioni ragguardevoli foto proprio dello sbarco del luglio 1943. Ho voluto fare la descrizione della pregevole “Gela in miniatura” per un motivo che dirò a breve, dopo aver portato a conoscenza di chi non ha ancora potuto e voluto visitarla qualche episodio che mette a nudo i pregi e i difetti di una città che avrebbe bisogno di molta più attenzione. E la politica? Quasi sempre latitante. Nei decenni passati, abbiamo foraggiato personaggi squallidi, dei morti dentro, politicamente e culturalmente indegni di coprire ruoli di così alta responsabilità e nel contempo di prestigio come è quella di vedersi affidato il destino di una comunità numericamente rilevante.

Tutti, però, bravi a coltivare il proprio orticello, a gratificare con prebende e incarichi, talvolta anche al di là dei meriti professionali, i propri adepti per trarne poi benefici di ogni genere, non ultimo quello elettorale. Con la beffa finale di vedere sprofondare culturalmente, economicamente e socialmente la città proprio quando questa poteva vantare un consistente gruppo di suoi rappresentanti alla Provincia, alla Regione e nel consesso europeo. E allora di cosa può meravigliarsi il mio amico Giuseppe Cannizzaro se, sfogliando diversi depliants e opuscoli tradotti in più lingue, compresi quelli sponsorizzati dalla Regione, dall’Unione Europea e dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, vede esclusa Gela dal circuito o itinerario turistico della Sicilia? Una vergogna senza limiti, un vero attentato alla storia prestigiosa di una città che può vantare vestigie di valore assoluto, delle vere rarità lasciate magari all’incuria e all’abbandono, di cui non è neanche il caso di fare cenno. Ma, ripensandoci, è forse proprio il caso. Quante città possono competere con Gela in fatto di preziosità storiche? Abbiamo un museo ricco di reperti che non si trovano uguali: uno straordinario monetiere; gli oricalchi, di pregio inferiore solo all’oro e definito da Esiodo “metallo candido”; le Arule, che io considero almeno dello stesso valore dei bronzi di Riace. E che dire poi dell’Acropoli, delle Mura Timoleontee, unico esempio al mondo di fortificazioni greche, del complesso termale unico in Sicilia (regalato, purtroppo, alle ortiche), della Torre di Manfria che ti apre a panorami mozzafiato, del Castelluccio, dell’Emporio, delle spiagge che si perdono a vista d’occhio e mi ricordano quelle del nord Africa? Non mi scandalizza più di tanto che chi, nei decenni passati, abbia messo le mani sulla città, abbia tratto dei cospicui utili, quanto il fatto che non abbiano lasciato testimonianza di bellezza. Giuseppe Cannizzaro non ha saputo nascondere la sua soddisfazione allorquando, indicandomi il piccolo anfiteatro ombreggiato da un albero di ulivo saraceno, mi diceva che la sua “Gela in miniatura” era già stata visitata dai ragazzi di tutte le scuole di Gela, da molti emigrati orgogliosi della storia della propria città, ma soprattutto dai ragazzi dell’Erasmus provenienti da vari paesi d’Europa come il Portogallo, Slovenia, Polonia, Francia, Germania, Olanda ed altri ancora, tutti stupiti di non vedere Gela inserita nell’itinerario turistico dell’Isola. Ma soprattutto si rammaricavano del fatto di trovare più di un sito archeologico chiuso o in uno stato di vergognoso abbandono, magari a causa di quattro cani randagi che vi scorrazzavano dentro indisturbati. A questo ha più volte opportunamente posto rimedio Giuseppe Cannizzaro; il come è spiegato da un episodio che giudico significativo. Una ragazza brasiliana, di nome Gabriella, che aveva fatto la sua tesi di laurea sulle Mura Timoleontee, volendo visitare l’oggetto della sua tesi, le Mura appunto, si è vista negare tale possibilità perché regolarmente inaccessibili e adeguatamente sprangate. Ma la ragazza è stata gratificata da una foto che la ritrae dinanzi alle “Mura in miniatura” col luminoso sorriso di chi ha superato il momento della delusione.  Di tutti i visitatori della “Gela in miniatura”, i più interessati, i più affascinati se non proprio innamorati, sembrano essere gli americani e non solo di Sigonella, al punto che hanno annunciato una loro nuova visita alla “Gela in miniatura” nei primi giorni di novembre. E allora, chi dobbiamo ringraziare per tutte le inefficienze, per il disamore, per l’insensibilità alla seduzione della bellezza, per lo squallore morale dimostrati durante la loro vita pubblica? Su questi personaggi forse è meglio che cali un velo pietoso. Personaggi che, non avendo lasciato impronte significative del loro passaggio, sono destinati, quasi per nemesi, a un meritato oblio eterno.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here