“Hanno ucciso Matteo Mendola”, chiesti trent’anni per i presunti killer

 
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I carabinieri nei luoghi del ritrovamento del cadavere di Matteo Mendola

Novara. Trent’anni di reclusione ciascuno per Antonio Lembo e Angelo Mancino accusati dell’omicidio del trentatreenne Matteo Mendola, gelese da tempo residente con la famiglia a Busto Arsizio. La richiesta è stata formulata dai pm della procura di Novara, davanti al giudice dell’udienza preliminare del tribunale piemontese. I due imputati, per il tramite delle difese, hanno optato per il rito abbreviato. I magistrati sono certi che ad uccidere Mendola nei boschi di Pombia, tra le campagne novaresi, siano stati proprio Lembo e Mancino. Nel corso delle indagini, sono arrivate anche le prime ammissioni. Dalle dichiarazioni di Antonio Lembo gli investigatori sono arrivati ad un altro gelese, l’imprenditore Giuseppe Cauchi. In base alle accuse, sarebbe stato lui a decretare la fine di Mendola, commissionando l’omicidio agli altri due imputati. Cauchi non ha scelto riti alternativi e per lui è già stato stato chiesto il rinvio a giudizio.

Ad ottobre, toccherà alle difese replicare. I tre imputati vennero arrestati nel corso dell’inchiesta, partita dopo il ritrovamento del cadavere. Dietro a quanto accaduto, i pm ipotizzano un presunto regolamento di conti, forse legato ad affari illeciti. Mendola venne ucciso a colpi di pistola e sarebbe stato finito con un cric. La moglie, i due figli e il fratello sono parti civili e i loro legali hanno chiesto la condanna per entrambi gli imputati e un risarcimento danni complessivo da 600 mila euro. Nei mesi successivi al ritrovamento del corpo, venne individuata la pistola che sarebbe stata utilizzata per l’omicidio.

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