I sospetti sulla sanatoria di un capannone, uno degli imputati si difende: “Mai attestato il falso”

 
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Gela. La pratica che ha condotto alla sanatoria di un capannone realizzato lungo un tratto della Gela-Catania sarebbe stata esitata in maniera regolare. Continuano a difendersi gli imputati davanti al collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore. Per i pm della procura, invece, ci sarebbero stati dei presunti abusi amministrativi. A processo sono finiti Giovanni Romiti, uno dei vertici della società Politecnica, l’ex direttore generale del Comune Renato Mauro, il proprietario della struttura Piero Bruscia e il professionista Ignazio Russo che si occupò delle attività tecniche. Proprio Russo, rispondendo alle domande del pm Luigi Lo Valvo e del suo difensore di fiducia, l’avvocato Fabrizio Ferrara, ha ribadito la regolarità delle due perizie che certificarono l’agibilità del capannone. La struttura inizialmente venne autorizzata con destinazione agricola per poi ottenere la variante con finalità commerciale. In base alle accuse proprio questo iter sarebbe stato indebitamente agevolato.

“Non ho mai attestato il falso”, ha spiegato Russo. In aula, sono stati sentiti altri tecnici, compresi quelli che hanno operato per conto di Politecnica, l’azienda che si aggiudicò l’appalto per il servizio di sanatoria edilizia in municipio. Anche in questo caso, i testimoni hanno escluso anomalie nella gestione della pratica del capannone. I magistrati della procura, invece, fanno leva soprattutto sulle presunte difformità tra quanto attestato inizialmente dai tecnici alle dipendenze del Comune e l’esito finale della procedura decretato invece da Politecnica. Tra i testimoni sentiti in dibattimento, anche l’attuale gestore dell’attività commerciale ospitata nella struttura. Gli imputati sono difesi dai legali Giacomo Ventura, Antonio Gagliano, Fabrizio Ferrara, Giovanni Bruscia e Giuseppe Scozzari.

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