Il “cavallo di ritorno” a tre imprenditori, le richieste estorsive registrate con un’app: “Voleva 900 euro”

 
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Immagini di repertorio

Gela. Le presunte richieste estorsive vennero registrate con un’app per smartphone. E’ quanto emerge dal dibattimento avviato ai danni del trentacinquenne Nunzio Parisi. “Concordammo il pagamento di novecento euro”. E’ accusato di aver imposto un vero e proprio cavallo di ritorno ai titolari di un’azienda edile locale. “Alla fine, ci accordammo per novecento euro da pagare in tre tranche – ha detto uno degli imprenditori sentito in aula – inizialmente, per riavere i mezzi rubati e il materiale portato via, mi era stato chiesto un pagamento da duemila euro. Dissi a Parisi di non avere quella disponibilità. Lui, così, si impegnò a riferirlo ai “carusi”. Furono i carabinieri ad arrestare l’imputato. In base alle accuse, ci sarebbe proprio Parisi dietro all’estorsione e al furto di mezzi e materiali. “Siamo riusciti a ricostruire il tragitto coperto dal mezzo rubato – hanno detto i carabinieri in aula – ad agire all’interno dell’azienda furono due o tre persone arrivate a bordo di una Fiat Punto nera. Il furto causò danni per almeno quindicimila euro. Quando il titolare ci informò di aver ritrovato il mezzo rubato, capimmo che bisognava approfondire l’intera vincenda”. Nel procedimento, sono parti civili l’associazione antiracket “Gaetano Giordano” e i tre imprenditori presi di mira, tutti rappresentati dall’avvocato Giuseppe Panebianco. Intanto, il difensore dell’imputato, l’avvocato Davide Limoncello, ha cercato di ricostruire quanto accaduto prima dell’arresto di Parisi. Per il legale, infatti, non ci sarebbero elementi certi per collegare l’imputato non solo al furto ma anche alle richieste estorsive. Parisi, attualmente agli arresti domiciliari, ha sempre negato le accuse, sostenendo invece di essere stato contattato dagli imprenditori, nel tentativo di recuperare la refurtiva. Il giudice Miriam D’Amore, inoltre, ha già assegnato ad un perito l’incarico di trascrivere le intercettazioni utilizzate dagli inquirenti per risalire all’imputato.

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