Il passato riaffiora dagli scavi, Mulè: “Planimetria conferma il muro che divideva la città”

 
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Gela. I lavori per la posa delle condotte idriche, avviati in molti quartieri della città, stanno facendo riemergere una serie di importanti testimonianze del passato. I ritrovamenti si susseguono. Già nelle scorse settimane, lo studioso Nuccio Mulè ha chiesto di verificare la possibilità di un muro divisorio che sarebbe esistito nella zona di via Bresmes, dove sono in atto i lavori, proprio a ridosso della chiesa Madre. Per Mulè sarebbe necessaria una trincea trasversale per capire se la cinta possa arrivare fino all’area di piazza Mattei. Un tentativo che però non verrà fatto. L’esperto di storia locale è però convinto che il muro divisorio esistesse effettivamente. “Secondo una planimetria del 1584 dell’architetto Camillo Camilliani, che ho individuato negli anni ottanta alla Biblioteca Nazionale di Torino – dice – divideva l’antica città medievale di Gela in Terravecchia e Terranova. Sarebbe stato importante scoprirne le tracce, anche perché ci sarebbe stata la possibilità di metterne una parte sotto uno spesso vetro per la relativa fruizione. Ma non è stato possibile effettuare lo scavo. Il muro divisorio antico, per quel che si sa, era stato costruito nel 1500 per ridurre la superficie dell’abitato di Heraclea-Terranova che fin dal tredicesimo secolo era continuamente oggetto delle scorrerie piratesche, provenienti dai vicini paesi nordafricani. Sistematicamente erano causa di morti tra la popolazione, razzie di beni e presa di ostaggi di cui poi veniva chiesto alle famiglie il riscatto in denaro. Per difendere meglio la città, se ne ridusse la superficie con il muro divisorio in modo tale da poter difendere meglio l’abitato. La parte abbandonata della città comprese l’abitato che andava dall’attuale piazza Umberto I fino a via Matteotti, già strada Bastione, definita come Terravecchia. Gli abitanti così si trasferirono tutti verso est fino al Calvario, limite della cinta muraria antica, che fu denominata così Terranova”.

Mulè ha valutato una serie di dati dalla planimetria scoperta a Torino, riuscendo a definire l’andamento del muro. “Partendo dall’attuale Croce a Mare, nei pressi del municipio, percorreva via Giacomo Navarra Bresmes deviando verso est, all’altezza del crocevia del corso, per continuare lambendo la chiesa Madre fino a chiudersi con la cinta muraria verso Porta Caltagirone, precisamente all’altezza di piazza Enrico Mattei, dove una volta aveva sede il vecchio mercato ortofrutticolo – conclude – alla luce di ciò, risulta decisamente infondata la notizia che durante l’attuale scavo di via Navarra Bresmes siano state ritrovate le fondazioni del muro divisorio cinquecentesco tra Terravecchia e Terranova. In realtà, quello che oggi si è evidenziato con lo scavo è stato il taglio della roccia madre, avvenuta nella prima metà degli anni cinquanta, da cui è stata ricavata una trincea per la posa di una condotta d’acqua. Tutto qui”.

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