Traffico di droga per Rinzivillo, Cassazione annulla contestazione di mafia: rinvio in appello

 
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Gela. I giudici della Corte d’appello di Caltanissetta dovranno tornare a valutare le posizioni di alcuni coinvolti nell’inchiesta ribattezzata “Cleandro”, una costola del maxi blitz antimafia “Extra fines”. I magistrati della Corte di Cassazione hanno annullato con rinvio, appunto alla Corte nissena, rispetto alla contestazione mafiosa mossa agli imputati. Secondo le accuse, avrebbero operato in piena consapevolezza nel traffico di droga imbastito dal boss Salvatore Rinzivillo, già condannato per questi fatti e ristretto sotto regime di 41 bis. Una delle basi logistiche per la droga pare fosse in Germania, dove Rinzivillo avrebbe mantenuto rapporti con un gruppo di agrigentini. Per tutti gli imputati ai quali era addebitata l’aggravante mafiosa, è stato deciso l’annullamento con rinvio. Si tratta del gelese Riccardo Ferracane (difeso dal legale Giovanni Lomonaco), secondo gli inquirenti referente per la droga in città, e degli agrigentini Giuseppe Cassaro, Vincenzo Spiteri e Gabriele Spiteri. Imputato è inoltre Francesco Doddo, l’unico a non doversi difendere dal capo di accusa di mafia.

In appello, i magistrati nisseni disposero tredici anni e dieci mesi di detenzione per Francesco Doddo e Vincenzo Spiteri, entità ridotta rispetto alla decisione del collegio penale del tribunale di Gela. Tredici anni e dieci mesi di reclusione anche per Giuseppe Cassaro, tredici anni e quattro mesi per Riccardo Ferracane e per Gabriele Spiteri. Il Gico della guardia di finanza e la squadra mobile portarono avanti l’inchiesta, estesa alla zona di Roma, dove Rinzivillo risiedeva. Secondo le difese, l’attività investigativa non portò ad avere la comprova effettiva di un traffico di droga gestito sotto l’egida del boss. Più in generale, i legali degli imputati escludono che siano mai emerse prove concrete del traffico di sostanze stupefacenti e di contatti fuori dai confini italiani. Nei ricorsi, hanno insistito sulla mancanza dei presupposti per contestare l’aggravante mafiosa. I magistrati capitolini hanno invece confermato per le altre contestazioni.

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